Già, il porto con la Tasi. L’allora pubblico ministero Antonio Di Pietro, poi divenuto parlamentare e ministro ma del quale non si hanno più notizie, avrebbe detto “che c’azzecca?“. Apparentemente nulla, vero, ma rappresentano il simbolo di come si fanno le cose in questo paese.
Porto: si faccia, è ora, ma qualcuno vuole chiarire una volta per tutte quali sono i rapporti tra Comune e socio privato, se abbiamo pagato o come pagheremo il prestito con la Banca popolare del Lazio, cosa vuole fare la Capo d’Anzio atteso che ha ottenuto l’inversione del cronoprogramma? Nella mancanza assoluta di notizie ufficiali dobbiamo leggere dalla pagina facebook “Marina di Capo d’Anzio” che ci sono delle novità. E’ normale? E sono in linea le lettere che la società sta spedendo in questi giorni – annunciando la realizzazione del Marina (!?!?) con gli accordi sottoscritti a suo tempo? Gli ormeggiatori – per esempio – saranno pure la peggiore categoria del porto e nei loro confronti non sono mai stato tenero. Ma avevano un’intesa sulla base del doppio bacino, del progetto che doveva rilanciare Anzio e via discorrendo. Almeno qualcuno che dica loro – ufficialmente – che le cose sono cambiate, non dovrebbe esserci? E qualcuno che dica ai cittadini, proprietari del 61% della Capo d’Anzio, qual è la situazione? No, silenzi, mezze verità, paventati soldi russi o del Kuwait. Intanto la Capo d’Anzio con questa operazione si prende i canoni di concessione, paga i debiti, fa due soldi di lavori – anche se nel bacino interno il progetto definitivo prevede ben altro – risana il bilancio, poi si vedrà. Il quadro è questo. Se è diverso chi rappresenta quel 61% – vale a dire il sindaco – ha il dovere di dirlo alla città. Così come ha il dovere di dire che l’escavo del canale di accesso, da quando iniziano questi misteriosi lavori, è a carico della società. Ecco, avremmo bisogno di chiarezza e riproponiamo le domande di prima ma anche quelle successive, sperando che il sindaco voglia rispondere non a chi scrive – ci mancherebbe, anche se lo spazio è a disposizione – ma ai cittadini. E deve farlo lui, non il presidente della Capo d’Anzio Luigi D’Arpino né l’amministratore della società, il rappresentante dell’ingegnere Renato Marconi.
E allora, cosa c’entra la Tasi? Detta come i nostri nonni “c’entra perché ci cape“, in verità si chiede anche qui chiarezza. Va bene l’aliquota al massimo, va bene le mancate detrazioni, va bene tutto – è un eufemismo – ma per quale motivo sul “famoso” e costoso “cassetto tributario” ciascun iscritto non trova la sua posizione? A oggi non c’è nulla e l’ultima comunicazione ufficiale è dell’1 luglio. Gli errori sui pagamenti – ma delle mense, non dei tributi – persistono.
Intanto’ufficio tributi informa attraverso l’ufficio comunicazione – ridotto ormai a semplice passa carte – qual è il quadro per la Tasi, poi i cittadini facciano da soli o si rivolgano a qualche professionista.
E dire che Bruschini ci aveva promesso il Comune 3.0… Ma forse si riferiva alla formula per moltiplicare i pacchetti informatici acquistati dagli uffici – tributi in primo luogo – e perfettamente inutili per i cittadini.