Fu proposta “assessore” ad Anzio, arrestata per mafia

Aggiornamento del 5 giugno: a “proporre” assessore ad Anzio una esponente della famiglia Fragalà è stato un esponente Pd di Pomezia, nel frattempo espulso dal partito. E’ ancora più grave, perché qui amministrava il centro-destra e conferma purtroppo la “trasversalità” di certi rapporti nel “sistema Anzio“. Che squallore….

Di seguito quello che scrivevo ieri.

Assessore ad Anzio, per fortuna, non c’è mai diventata e va dato atto a chi ha detto “no, grazie“. Ma il fatto che qualcuno vicino al clan Fragalà, sgominato oggi dai Carabinieri sia arrivato a proporla deve comunque rappresentare un campanello d’allarme.

E continuare a ripetere che poco interessano le vicende penali, è la politica a dover prendere distanze nette da certa gente. Astrid Fragalà, così si racconta in una intercettazione, venne “sponsorizzata” per fare l’assessore ad Anzio “tu sei stata in lista per fare l’assessore ad Anzio (…) ma là , tu
quello che sei qui è una cosa, a … a quaranta chilometri … non c’è il collegamento!
“, si legge nelle carte dell’inchiesta. La conversazione risale al 2015 e non è escluso che l’interlocutore possa aver millantato.

Ma ormai non c’è vicenda giudiziaria che non arrivi ad Anzio, da Mafia Capitale (Buzzi disse di aver “buttato 150.000 euro” ad Anzio, non sappiamo per cosa o chi) alla nostrana Malasuerte che coinvolge pesantemente la politica, passando per le vicende Ecocar di Cassino e fino alle proroghe degli appalti per il verde o alle minacce per un cambio di azienda (sempre per il verde), da Evergreen a Velletri a Touchdown a Latina, arrivando fino agli omissis dei pentiti del clan Di Silvio che raccontano dei loro legami con esponenti di camorra e ‘ndrangheta ad Anzio e Nettuno.

Bene chi ha detto “no” a quell’assessore, ma continuare a negare l’evidenza di certi rapporti è un errore clamoroso.

I veleni di Pomezia, il diritto di sapere. Arpa, ci sei?

Aggiornamento delle 15,27, questo il documento diffuso dall’Arpa analisi arpa lazio. Beato chi ci capisce e soprattutto…. è stato come fare una passeggiata a Roma. Ma davvero? Restano i dubbi espressi sotto.

incendiopomezia

Ha “girato” il vento e da ieri sera ad Anzio si avverte una forte puzza di bruciato. Finora il meteo era stato clemente con il nostro lido, spingendo verso i Castelli il denso fumo sprigionato dalla Eco X di Pomezia che ancora brucia.

Sulle cause del rogo altri dovranno indagare, così come sul fatto che ci siano state segnalazioni dei cittadini cadute praticamente nel vuoto. Ora quello che interessa è avere informazioni certe sui rischi per la salute pubblica.

E’ comprensibile la precauzione del sindaco di Pomezia, del commissario di Ardea, così come sono sacrosante le misure adottate in assenza di indicazioni diverse, ma è inconcepibile che a quattro giorni dall’incendio e dai veleni che si sono certamente sprigionati da quel sito non si sappia ancora nulla sui potenziali rischi per la salute.

Stupisce soprattutto che l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) ci ripeta che “Dall’analisi dei dati non emergono superamenti dei limiti imposti per la qualità dell’aria ambiente dalla normativa vigente“. Purtroppo quando la comunicazione, anche in casi del genere, è soppiantata dal burocratese si scatena una reazione che è quella che viviamo quotidianamente: c’è l’amianto, che facciamo, si è depositato, oddio, ma no dai….

Confusione, dilettanti allo sbaraglio, specialisti da tastiera, persino falsi ispettori che vanno in giro. Nell’incertezza succede di tutto, perché chi deve dare informazioni commette l’errore di non voler creare allarme, ignorando che nel silenzio non fa che alimentarlo. O, peggio, nel dire: “I dati sono in linea con quelli misurati nelle giornate precedenti a quella dell’incendio e coerenti con quelli misurati normalmente in questo periodo dell’anno”  Ma no? E quali sono questi dati, quali i limiti, dove sono sul sito dell’Arpa dove, tra l’altro, l’ultimo comunicato stampa risulta pubblicato a giugno 2015 e nella sezione “news” l’ultima è di gennaio?

Ma chi è al vertice dell’Arpa le telefonate le riceve? Ai social dà una guardata? Le preoccupazioni le ascolta? Ecco, buon senso dovrebbe indurre a far conoscere in tempo reale quali sostanze sono state sprigionate  (dopo 4 giorni lo sapremo no?) qual è il limite, qual è il risultato delle analisi, quali rischi si corrono, a che distanza e via discorrendo. Tutto questo, a oggi, lo ignoriamo e un comportamento del genere favorisce la confusione, oltre a far venir meno quel poco di fiducia che resta nelle istituzioni.

Occorre essere bravi tecnici e all’Arpa sicuramente lo sono, ma occorre anche  capacità di informare e comunicare in modo corretto.  Dire che non c’è allarme o di evitare allarmismi significa avere l’effetto contrario, indicare con certezza i dati permette di avere conoscenza. Soprattutto perché neanche chi lo ha riferito – pensiamo – crede che se oggi rileviamo l’aria in casa nostra con il camino spento sia la stessa di quella del camino che, accesso, fa uscire del fumo. Suvvia, non pensate che i cittadini abbiano l’anello al naso…

Per questo quando c’è da comunicare, quando c’è da farlo a maggior ragione nei casi di emergenza, servono dei professionisti del settore.  Purtroppo tante istituzioni pubbliche continuano a ignorarlo o a trattare i giornalisti (quando ci sono) come pezze da piedi. I risultati sono evidenti, non saranno queste poche righe a convincere l’Arpa ma al posto dei sindaci pretenderei di avere i dati rilevati, i limiti e il confronto con le analisi precedenti pubblicati immediatamente e aggiornati di continuo. E’ la salute di tutti e non si scherza.

ps, in tutto questo chi è andato a dire sì per poi ripensarci, sul primo impianto previsto ad Anzio, ha nulla da dire?