La guerra tra poveri, la trasparenza auspicata e quella negata

Inevitabile. La denuncia arrivata a uno dei lavoratori ex Giva che l’altra mattina ha protestato per la singolare perdita del posto di lavoro. L’azienda che ha vinto l’appalto, attraverso il suo presidente, si è rivolta ai carabinieri e questi hanno convocato chi aveva dato in escandescenza. Non aveva altra scelta la Parco di Veio, né il comportamento di chi protestava – per quanto giustificabile – è stato tranquillo. La guerra tra poveri porta anche a questo, purtroppo.

Inevitabili anche le altre denunce, come quella annunciata dal dirigente del settore ambiente del Comune e gli esposti di lavoratori invitati il venerdì a dimettersi da una cooperativa che non li aveva nemmeno avvisati della mancata partecipazione all’appalto e rimasti il lunedì senza il posto. Ecco, l’auspicio è che tra denunce ed esposti si faccia un minimo di chiarezza sui rapporti tra Comune e cooperative e tra queste e rappresentanti politici e istituzionali, una volta per tutte. Hai visto mai che la trasparenza debba passare per un’indagine giudiziaria?

Senza contare che continua a essere negata un’altra informazione fondamentale, chiesta anche da consiglieri comunali, da comitati cittadini come Tares equa – anche attraverso un formale quanto finora inutile accesso agli atti – e mestamente da questo spazio: qual è la percentuale di raccolta differenziata? Quanto ha risparmiato il Comune in discarica? Quali entrate ha ottenuto dalla vendita del materiale riciclato? Mistero. Lo vuole svelare o non l’assessore all’ambiente? Se è vero che i dati vanno verificati e devono essere standardizzati, quanto tempo serve ancora visto che è passato un anno?

Così come si continua – e giustamente – a vantarsi della Bandiera blu ottenuta, ma sul sito manca la pubblicazione (o facciamo fatica a trovarla, visto che i siti sono diversi e di difficile comprensione)  delle risposte fornite dal Comune alla Fee.  Quelle che hanno portato a ottenere un riconoscimento che comunque lo si giri resta prestigioso. Comprendiamo le difficoltà a pubblicare persino gli atti dovuti per legge – e qui il segretario e responsabile della trasparenza vorrà venirci in soccorso – come le determine dirigenziali, ma fare un pdf del questionario e renderlo pubblico no? In passato l’assessore all’ambiente l’ha già fatto, ci vuole tanto? Magari chi ha perplessità sulla Bandiera blu, a volte anche strumentali, ci rendiamo conto, potrà ricredersi…

Allergia alle notizie, denunce e il volto del sindaco

“Registra, registra…” A sentire la conferenza di Patrizio Placidi (http://www.inliberuscita.it/politica/28836/patrizio-placidi-gioca-a-fare-il-boss-e-minaccia-la-stampa/) non c’è da stupirsi. Conosciamo il personaggio, ormai da tanti anni, e arriviamo persino a comprendere lo sfogo. E’ eloquente, in quei pochi minuti, la faccia del sindaco Luciano Bruschini. E’ la migliore risposta a chi, avendo un importante ruolo istituzionale come quello di presiedere il consiglio comunale, dovrebbe evitare certi toni minacciosi.
Se Repubblica ha sbagliato saranno i magistrati a stabilirlo, sfugge cosa abbiano fatto altri ma Placidi è libero di denunciare chi vuole. L’ha già fatto, del resto, con quattro cittadini che sulla base di dati dell’Arpa Lazio segnalavano l’inquinamento del mare in un determinato periodo. Servirebbe un’inchiesta non sulla sua denuncia, ma su come funziona il protocollo del Comune di Anzio e la comunicazione tra enti rispetto ai dati dell’inquinamento o, peggio, al parere per il quale Placidi era incompatibile ma è rimasto al suo posto. Parere nascosto per oltre un anno in Comune e sul quale – davvero – si dovrebbe indagare. Ma il personaggio è questo, prendere o lasciare. Con me o contro di me, i giornalisti “amici” (e non ci tengo affatto ad esserlo) e quelli che non lo sono, quelli che sanno fare il mestiere perché scrivono ciò che piace a Placidi e quelli incapaci perché cercano e diffondono notizie. Sì, notizie. La differenza è tutta qui: i giornali esistono per riportarle, dopo averle verificate e valutate. Se Repubblica non l’ha fatto vedremo, su cosa hanno fatto altri anche. Ma parliamo di notizie, quelle che spesso sono scomode per i politici, quelle che a Placidi non sono mai piaciute.
Dispiace un atteggiamento del genere e, ripetiamo, il volto del sindaco è la migliore risposta. Di avvocati pronti a “dividere” i risarcimenti come ha spiegato Placidi ce ne saranno molti e anche bravi, chi dovrà difendersi ne avrà di altrettanto bravi non nel “dividere” ma nell’affermare il principio costituzionalmente garantito della libertà di stampa. Esiste uno sportello, all’Associazione stampa romana, sulle “querele temerarie”. Lo ha messo in piedi un principe del foro come Oreste Flammini Minuto che purtroppo non c’è più ma nel solco del quale si continua la sua attività.
Ed esiste un osservatorio “Ossigeno per l’informazione” che mette insieme i tanti Placidi che in Italia sono allergici alle ricostruzioni dei giornalisti.
Stia tranquillo, dunque, e pensi alla campagna elettorale davvero. Alla sua, non a quella di altri che inventa, è una cosa che gli riesce particolarmente bene dati i risultati ottenuti. Stia tranquillo, perché in fatto di denunce è in grande e pessima compagnia.