Il Titanic, le dimissioni e il coraggio: adesso staccate la spina

C’è una scena del Titanic nota a tutti, è quella in cui il primo violino dice ai musicisti “Signori, è stato un onore suonare con voi stasera”. La situazione della maggioranza che ininterrottamente guida Anzio dal ’98 è forse peggio a quella del transatlantico che si schiantò sugli iceberg nel 1912. Qui la commissione d’accesso, conseguente agli arresti per ‘ndrangheta e agli interessi dell’organizzazione criminale sulle elezioni del 2018, è solo la punta di quell’iceberg.

Il Titanic della destra ha iniziato ad affondare molto prima, dalla lotta fratricida nel 2013 in poi si è rimasti insieme a suon di messaggi trasversali, minacce, voce grossa e favori ad amici degli amici. Ha provato, la destra, anche a darsi una riverniciata ma non è servito. Perché la prevaricazione, le urla, gli ultimi tentativi di salvare tutto dicendo “tiro fuori le carte” – come avrebbe fatto il sindaco mentre alcuni andavano a dirgli che si sarebbero dimessi – sono lì a certificare un fallimento. Stai bene a dire che apre il palazzetto e hai rifatto le strade – ci mancherebbe non le avessi fatte… – o ad autoproclamarti “capitale della cultura”. Questa città è morta e sepolta: zero progettazione europea, politiche ambientali alla giornata (ma grossi interessi sulle assunzioni alla ditta appaltatrice), bilancio che fa acqua nonostante le rassicurazioni, servizi sociali per i quali si litiga con Nettuno ma privi di una visione, villettopoli asfissiante, legalità delle cose quotidiane spesso calpestata, società per realizzare il porto prossima al default, indagini passate e presenti.

Basterebbe prendere il programma del 2018 e leggere cosa è stato fatto e cosa non per dire che è ora di staccare la spina. Ma c’è un fallimento che è ancora più grande, del sindaco in particolare. Al Titanic della destra aveva provato a dare una verniciata, una volta eletto aveva tolto di mezzo qualcuno che nel 2013 voleva “mandare a lavorare” (vedi Alessandroni) e aveva portato in Consiglio volti nuovi: l’ormai ex “delfino” Vasoli, la Amaducci, Camilli, Galasso. Gente che non si era mai affacciata in consiglio comunale e non “vive” di politica. Era alla seconda esperienza ed era stata premiata (giustamente) con la presidenza del consiglio comunale, ma poi defenestrata per allargare la maggioranza all’ex avversaria Cafà, Giusy Piccolo che di mestiere fa l’avvocato. Più navigato Marco Maranesi, il quale dalla maggioranza, anzi dal “recinto” si era già allontanato. Lo stesso avevano fatto Amaducci, Piccolo e Vasoli con il loro “Progetto Anzio”. Si sono dimessi, con un gesto coraggioso e non scontato, voltando le spalle a quello che ormai tutti chiamano il “Re”.

Al sindaco restano i fedelissimi e nemmeno tutti, perché Ranucci se ne era già andato dopo lo show nel quale aveva lanciato accuse pesantissime anche al primo cittadino. Oggi l’ex assessore all’ambiente è tra i più presenti nelle carte della Dda (non indagato) così come il suo successore, Gualtiero Di Carlo, altro fedelissimo di De Angelis. E chissà se chi entra in consiglio sarà o meno nel “recinto”, a questo punto.

Serviva coraggio ad andare via dal Titanic che stava già affondando, con decisioni non condivise o dubbie (vedi ingresso in Aet o fidejussione Capo d’Anzio), oggi che è arrivata la Commissione d’accesso anche di più. No, non è l’ammissione di una colpa che non hanno i dimissionari, è un gesto d’amore verso la città che si trascinerà per i prossimi mesi tra surroghe, paure, scioglimento sì o no, e sarà inevitabilmente ingessata. E’ un gesto di trasparenza e rispetto verso un’istituzione che altri hanno vilipeso.

Aveva questa grande occasione anche il sindaco, andarsene a modo suo, urlare che era colpa della “magistratura rossa” e del “sistema dei media” o della “macchina del fango”, dire che era “tutto regolare” (e vedi che non lo sia, salvo minacciare di “tirare fuori le carte”, quali?) ma ha preferito restare. E dai più “nuovi”, adesso, ha avuto una lezione. Non sappiamo come andrà a finire, ma oggi Amaducci, Camilli, Galasso, Maranesi, Piccolo e Vasoli hanno dato uno scossone forte. Sarebbe ora che un uomo che le istituzioni le conosce per aver ricoperto anche l’incarico di senatore, staccasse la spina

Già, si è dimessa anche l’assessore Nolfi ma questo non fa quasi più notizia perché in passato si contano tre analoghi tentativi e altrettanti ripensamenti. Stendiamo un velo pietoso sulla diatriba all’opposizione tra convocazione del consiglio o mozione di sfiducia (che non erano inconciliabili, anzi) e magari cerchiamo di pretendere che nella sede istituzionale per eccellenza l’argomento criminalità venga affrontato. E’ impossibile fare finta che non è successo niente, basterebbe dire “signori, è stato un onore suonare con voi” e andare a casa.

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