
Succedono cose singolari al Comune di Anzio. Non è da oggi, ma ci sono un paio di vicende recenti che meritano una riflessione. Parliamo della storia di Maria Cupelli e di quella – arrivata in forma anonima a diversi media – di Alberto Alessandroni. Direte: e che c’entra? Un momento… andiamo con ordine.
Maria Cupelli, vigile urbano, attivista politica da una vita, una che non ha mai “mischiato” le due cose, scrive sul proprio profilo facebook il 5 dicembre: “Con tutto il rispetto per la presunzione di innocenza e ci mancherebbe altro, ma dire che la vicenda è marginale nella sostanza, che riguarda fatti privati che potrebbero capitare a chiunque, mi sembra troppo. Quando si accede a cariche pubbliche per servire la comunità non si è come gli altri, talune cariche impongono un rigoroso prestigio morale e di fronte a talune vicende, seppure private, dovrebbero imporre scelte drastiche. Ma parliamo di politica con la P maiuscola, di cui hanno perso il senso e la storia anche i migliori commentatori”. Nei giorni scorsi nei suoi confronti è stato avviato un procedimento disciplinare. Lesa maestà, evidentemente. Mi è venuto di getto scrivere sul mio profilo che tutto ciò avviene: in un Comune dove chi è ancora maggioranza si vantava di avere “in cassaforte” l’ex segretaria, dove si parlava e si parla di dipendenti allineati, dove c’è chi per volere di un assessore ancora in carica fornisce notizie sulla biogas a un imprenditore interessato, dove un dirigente spacchetta e fa lievitare i costi di un lavoro fatto seguire irritualmente a lui e uno è stato qui con un titolo per un altro, dove viene gravemente offeso e rimosso l’ex responsabile dell’ufficio stampa. Il problema di questo Comune è la libera manifestazione del pensiero? Con Maria – alla quale ribadisco la mia piena solidarietà – ci siamo trovati spesso su posizioni divergenti. Ma questo è il sale del confronto e della democrazia.
E l’avvio di un procedimento disciplinare, ammesso abbia violato il codice di condotta dei dipendenti, sembra tanto rientrare in un clima da caccia alle streghe o – peggio – del “abbiamo vinto e facciamo come vogliamo, guai a chi è contrario”. Basta la cronaca dell’ultimo consiglio comunale per avere conferma. Poi che si vadano a guardare le pagine social, soprattutto di chi la pensa diversamente, non è una novità. All’indomani di quella vicenda, scrissi che il sindaco non era per quello che avrebbe dovuto dimettersi ma per tutto ciò che ha intorno e che conosceva alla perfezione.
E qui veniamo ad Alessandroni. A chi ha mandato una mail anonima dico che è un vile. Ci sono scritte cose arcinote, pubblicate, si deve avere il coraggio di non celarsi dietro un sistema di posta elettronica che garantisce (dovrebbe) l’anonimato.
Sarebbe interessante che l’assessore – dal quale sono distante anni luce, com’è noto, e che mi ha pesantemente apostrofato dopo il mio primo e unico intervento in consiglio comunale – sporgesse denuncia alla polizia postale. Per capire chi si cela e magari per scoprire – sbaglierò – che questa vicenda rientra nel “fuoco amico” di una maggioranza che ha dovuto tenerselo assessore per i consensi presi quando qualcuno nel 2013 voleva mandarlo “a lavorare”.
Cupelli all’ufficio procedimento disciplinari e la mail su Alessandroni sono probabilmente facce di una stessa medaglia e confermano il clima che era irrespirabile con Bruschini, lo è ancora di più oggi.