Caro sindaco, caro Luciano…
Continuo a permettermi il tono confidenziale che è proprio della nostra conoscenza, per raccontarti una storia. Faccio questo lavoro da anni, ho incontrato le persone più disparate e mai, dico mai, ad Anzio c’era stato qualcuno che avesse paura di vedermi. Accortezze, quelle certo, normali quando si fa un lavoro delicato.
Stavolta, invece, alla voglia di incontrarmi è subentrato il terrore, quello di farmi vedere del materiale, sentirsi dire che era cosa da Guardia di Finanza prima ancora che da cronisti. Paura, tanta, di essere scoperto e di perdere il lavoro legato – purtroppo – al mondo che si muove tra la politica di casa nostra superata spesso dagli affari.
Ecco, Luciano, questa è la città che ci lasciate e che, con la candidatura De Angelis, volete continuare a mandare avanti. Come sai, se sta bene ai cittadini va bene a tutti e non sono mai stato fra coloro che dice “gli elettori non capiscono”. No, capiscono benissimo e purtroppo spesso sono stati costretti ad adeguarsi.
Nei giorni scorsi abbiamo saputo che il Ministero dell’Interno non manderà una commissione d’accesso. Come ho avuto modo di dire, sono sollevato, sarebbe stata un’onta troppo grande. Né, dico la verità, mi preoccupano più di tanto ‘ndrangheta e camorra che pure qui hanno le loro ramificazioni e hanno fatto i loro investimenti.
No, sono peggio gli atteggiamenti mafiosi, chi ha paura di questi, chi viene a dirmi di fare attenzione perché mi vuole bene, questo clima che si trascina tra voi del centro-destra dalle elezioni del 2013 e dal quale non riuscite a venire fuori.
Vedi Luciano, io da cronista sono abituato a stare ai fatti e questi sono chiari. Non hai mai avuto problemi con la giustizia in 40 anni di vita politica e ti va riconosciuto, vorrai però prendere atto che qualcosa è successo tra chi ti sta attorno e ti ha sostenuto. Non c’è bisogno di condanne per dire che se “i soci elettori di…” sono stati favoriti da alcune proroghe date dal Comune questo se non è penalmente rilevante è politicamente disdicevole. Come lo sono tante altre cose che ormai sono stanco di ripetere. Ho detto qual è la responsabilità, parere personalissimo, che avete: ci sono nomi che tornano in ogni indagine, avete fatto mettere il vestito bello alla micro-criminalità di casa nostra, l’avete fatta entrare – sia pure non direttamente – nella stanza dei bottoni, fingete di non sapere che questa è stata avvicinata da personaggi (sono atti processuali, pubblici) in odor di camorra.
Torniamo a quel clima, allora, al 2013, alle bassezze che vi siete fatti e avete dimenticato in nome ora di una prossima santa alleanza. Torniamo lì perché appena uno prova a parlare non sapete far altro che lanciare accuse.
Qualche mese fa hai dato degli imbecilli ai cittadini, ricordi? Ora siamo ai disturbati mentali, passando per ominicchi e viperelle. Non è un linguaggio consono a un sindaco, ho provato già a spiegare il perché e il motivo per il quale siamo arrivati a tanto.
Allora mi chiedo se ci sono denunce di serie A (possibili solo ad alcuni) e quelle di serie B che danno fastidio e per le quali devono partire gli insulti seriali. Nessuno, caro sindaco, ha mai nemmeno pensato di dirti che sei imbecille, ominicchio, disturbato mentale. Nessuno, ne sono certo, e se lo sentissi sarei il primo a difenderti. Possiamo non essere d’accordo con l’azione portata avanti, i programmi non rispettati, chiedere documenti, segnalare cose che non ci piacciono e tutto il resto, ma gli insulti no.
Chi ha fatto del gettare fango sugli avversari una sorta di professione sono i tuoi alleati, vecchi e nuovamente vicini.
Perché chi denuncia difficoltà, problemi, mancanza di legalità dalle piccole cose quotidiane, lo fa almeno con lo stesso amore per Anzio che dici di avere te e forse anziché solo il nome della città, vuole difenderne pure l’integrità.
E non è diverso da te che vai dai Carabinieri per la “famosa” tangente (mai scoperta) sulle mense, non dall’ex segretario Savarino che ci va perché avrebbe subito pressioni, né dalla dirigente Santaniello che va a denunciare ingerenze nella vecchia gara delle mense o della segretaria Inches che trova persino una possibile spy story. E chi c’è al governo di Anzio, di grazia? Che facciamo, quello che denunci te va bene, se lo fanno gli altri sono “disturbati mentali”? Non funziona così.
Per il linguaggio, per il ruolo istituzionale, soprattutto per la mancanza di rispetto verso chi ha disturbi mentali, quelli veri. Ecco, finisco con un’altra storia. Quella della testimone a un processo che mi vedeva imputato per diffamazione: era il caso di un maltrattamento a un paziente con disagio psichico, la signora presiedeva l’associazione di familiari che aveva denunciato il caso. All’avvocato di parte civile che le chiedeva cosa ne sapesse di malattie mentali rispose accorata: “Ho l’insegnamento della vita”. Ecco, Luciano, nella foga di accusare chi fa notare quello che è palese, lo scivolone più grande lo hai fatto forse proprio nei confronti di chi combatte ogni giorno con il disturbo mentale e conoscendo l’attenzione che hai nei confronti del mondo della disabilità, non è da te.