Va dato atto alla Capo d’Anzio di aver mostrato una grande efficienza nella vicenda dello Splash down. Se procederà allo stesso modo per il porto, possiamo dormire sonni tranquilli. Eppure qualcosa non torna ovvero non ci è chiaro.
La Capo d’Anzio è una società per azioni, agisce secondo codice civile, ma ha (ancora per poco, lo ripetiamo da tempo) il 61% di quote pubbliche. Rischiamo di sbagliare, ma se chiede preventivi – in passato è successo, quando il sito funzionava c’erano ancora le richieste on line – deve farlo pubblicamente. Non ce n’è traccia sul sito che adesso è in costruzione, non la troviamo su quello del Comune dove il cambio di segretario finora non è che abbia portato a grosse novità in tema di trasparenza. Ci capivamo poco prima, continuiamo a non comprendere adesso.
Ebbene il 22 giugno, con un annuncio che Candido De Angelis ha definito “da Istituto Luce” il presidente senza poteri fa sapere urbi et orbi che i lavori si faranno, il sindaco firma l’ordinanza il giorno dopo, ieri i lavori sono iniziati. Dice: ma non ti va bene nulla? Per carità, se l’efficienza è questa ben venga, ma esiste un precedente illustre che speriamo non sia stato seguito.
E’ quello del campo di Falasche, dove prima arrivarono i preventivi e poi la richiesta di lavori. Questa è una Spa, vero, ma finché ci sono quote pubbliche forse qualche regoletta va seguita. Diciamo che è opportuno, anche se formalmente dovesse andare tutto bene.
Intanto lo Splash viene demolito ma non sappiamo ufficialmente nulla del bilancio, dell’ultima assemblea dei soci, della prosecuzione del rapporto con le cooperative delle quali usiamo le attrezzature. Apprendiamo da un’intervista al Granchio che per il bando spenderemo 15.000 euro, a carico di chi si aggiudica la gara, quando un anno fa ci dicevano che il bando era pronto e gratis…. Qual è la verità? Ma davvero si pensa che i cittadini – ancora proprietari del 61% – abbiano l’anello al naso o i giornalisti siano solo quelli “copia e incolla” o “dichiara che scrivo“?
Ancora proprietari…. Che fine faremo con la legge Madia – ma prima ancora con i vari decreti Salva Italia & C. – è noto. Così come il timore è che Marinedi ovvero Renato Marconi presenterà un conto salato al Comune, come ha fatto con Italia Navigando. Ne uscirà un’altra operazione di ingegneria finanziaria, come quella dell’ultimo bilancio, con il rischio che a pagarne le conseguenze sia la città.
Speriamo che l’ingegnere non voglia mettere in conto anche la direzione lavori per l’abbattimento dello Splash down. Fatte le proporzioni debite è come se l’Avvocato Agnelli fosse andato in tribunale a patrocinare la causa di qualche controllata della Fiat. Non avrebbe preteso una lira, ne siamo certi, qui chissà….
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Aggiornamento. Il consigliere comunale Marco Maranesi già ieri aveva protocollato una richiesta (maranesi_protocollocapodanzio ) tesa a conoscere le modalità di assegnazione dei lavori e a chiedere l’adeguamento del sito della Capo d’Anzio.