L’avesse fatto il governo Berlusconi le grida si sarebbero sprecate. Anzi, saremmo già andati in piazza. Ammettiamolo senza problemi, al punto di concordare con la puntuale ricostruzione del Fatto Quotidiano. A maggior ragione se c’è chi prima le pensava in un modo e oggi in un altro sull’argomento.
E’ vero che i giornalisti potranno dire la loro, vero che non c’è ancora nulla, ma la voglia di bavaglio resta elevata come ricorda la Fnsi e non solo in Italia.
Siamo alle solite: anziché preoccuparsi di cose molto più serie, la prima preoccupazione di chi governa è evitare che i cittadini conoscano i fatti. Con la scusa delle intercettazioni – per le quali esistono regole e sanzioni – si vuole impedire di rendere noto quello che succede. Con la scusa della privacy – ma qualcuno rileggesse l’articolo 6 del nostro codice deontologico, per piacere – si cerca di tutelare chi nell’ambito di un’inchiesta ha usato frasi utili ai magistrati per l’ordinanza di custodia che lo riguarda.
Non proviamo a girarci intorno, insomma, questa delega è l’ennesimo tentativo di censura. Dobbiamo rispondere no, come abbiamo fatto sempre, e continuare a fare il nostro dovere di informare, per rispettare il diritto dei cittadini a sapere.