La commissione d’accesso, gli strani silenzi. Non capisco

senato

Diceva una cara e vecchia amica, cresciuta alla scuola del Pci: “Sì sì, leggi e scrivi ma di politica non capisci un c…” Aveva ragione. Ci sono logiche che mi sfuggono assolutamente.

Una – attualissima – riguarda il rischio che arrivi una commissione d’accesso ad Anzio. Se ne parla da qualche settimana, la maggioranza e buona parte della macchina comunale “tremano”, l’opposizione tace.

Ho scritto qualche giorno fa quali sono i criteri e perché, rispetto a tre anni fa, oggi il rischio è più fondato. Ma siccome ignoro di politica, come diceva la vecchia amica, mi piacerebbe ingenuamente sapere cosa spinse allora il Pd a chiedere la commissione d’accesso – sulla base di dati che francamente erano un po’ sconclusionati – e cosa, invece, tiene fermi ora i parlamentari. Casson e Lumia, per esempio,  sono ancora lì, ma non avvertono l’esigenza di chiede al ministro Alfano se ci sono o meno gli elementi per la commissione d’accesso. Né si preoccupano i “grillini” che in consiglio comunale, del resto, è come se non avessero un loro rappresentante. Il segretario generale può andare dal Prefetto ed esporre tutto ciò che sappiamo, ma serve che qualcuno insista se ritiene che la situazione è più grave di quella indicata tre anni orsono. Invece tace. E dobbiamo dedurre che non la ritenga compromessa o non abbia input in tal senso.

Continuo a non capire, insomma, quell’amica aveva proprio ragione.

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