San Giuseppe Due, il danno e la beffa del parere che non serviva

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Oggetto della richiesta di parere è rappresentato dalla sussistenza, nel caso specifico, dell’interesse pubblico a stipulare la convenzione con la Marina Militare, proprietaria dell’imbarcazione San Giuseppe Due. Spetta in via esclusiva all’Ente locale la valutazione delle modalità con le quali curare gli interessi della comunità amministrata mediante attività di amministrazione in senso sostanziale. Sulla base di quanto sopra chiarito, la richiesta di parere dev’essere giudicata inammissibile sul piano oggettivo, non rinvenendosi i necessari requisiti di generalità ed  astrattezza e di attinenza alla materia di contabilità pubblica, nel perimetro, come sopra delineato, funzionale all’esercizio dell’attività consultiva“. Lo scrive la Corte dei Conti il 24 giugno, dicendo sostanzialmente al Comune che se voleva poteva spendere i 180.000 euro previsti per la ristrutturazione del San Giuseppe Due – storico veliero del comandante Ajmone Cat –  senza rivolgersi alla magistratura contabile.

E’ il parere fornito su richiesta del sindaco, dietro al quale ci si è celati mentre lo storico scafo prendeva la strada di La Spezia.

Dilettanti allo sbaraglio è dire poco, a questo punto. Prima si firma un accordo – lo fece l’allora assessore Umberto Succi – poi si lascia lo scafo in cantiere per anni, infine dal cilindro si tira fuori la storia del parere che è “inammissibile“. Il danno, per lo scafo che ha preso la via di altri lidi, e la beffa perché non serviva chiedere.

Ne sono stati buttati tanti di soldi dalla finestra per eventi di dubbio gusto e senza criteri. 180.000 euro, volendo, si potevano trovare. E si dovevano spendere, sarebbero stati un investimento, il San Giuseppe Due una attrazione. Ma queste sono cose che attengono a chi ha un’idea di città, non a chi amministra tirando a campare….

 

San Giuseppe Due, parabola discendente di una città

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La vicenda del San Giuseppe Due, la feluca che portò il nome di Anzio nel mondo con l’impresa della spedizione in Antartide del comandante Giovanni Ajmone Cat, è la parabola di questa città.

Domani sarà l’anniversario della prima spedizione, mentre lo scafo è arrivato a La Spezia si celebra nei locali di piazza Pia una mostra che sa di beffa e che è finita addirittura al centro di una disputa di maggioranza.

Locali, giova ricordarlo, che dovevano essere della Capo d’Anzio, poi di una mai meglio specificata mostra di conchiglie (con lavori fatti non si sa da chi e per chi, se da parte del Comune sbaglierò ma non ho mai trovato una determina in tal senso) e infine parte del Museo dello sbarco – che il vice sindaco Zucchini ha ribadito essere pubblico – “sfrattato” in fretta e furia per la mostra.

Che andava fatta, ci mancherebbe, ma che è quasi ammettere una sconfitta di fronte alla partenza del San Giuseppe Due. Una parabola discendente e senza fine – che somiglia ai fumetti di Disney quando Paperon de Paperoni vedeva scendere il grafico sotto l’asse delle ascisse del piano cartesiano – quando apprendiamo che sarebbero serviti 180.000 euro per sistemare lo scafo e renderlo fruibile per un progetto senza eguali in Italia.

A Genova, al “Galata museo del mare“, c’è un sottomarino recuperato. Qui la spedizione in Antartide poteva e doveva essere qualcosa di formativo da un lato e spendibile dal punto di vista turistico dall’altro. E un’amministrazione che si impegna a “sostenere le spese per i lavori di recupero e restauro” – com’è scritto nell’accordo firmato nel 2011 da Umberto Succi per conto del Comune – in sei anni il modo ha il dovere di trovarlo.

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180.000 euro, un terzo di quanto è stato speso solo nel 2015 per manifestazioni di ogni genere, spesso senza criterio e di dubbio gusto. Domani si discuterà l’ennesimo bilancio al quale si è arrivati calpestando le regole. Bastava inserire lì le spese, non chiedere un parere a febbraio di quest’anno se fosse possibile o meno fare quei lavori. Ma occorre avere una visione d’insieme, qui si continua a vivere alla giornata, a litigare per una sala, un concerto in più a un’associazione, a sponsorizzare questa o quella cooperativa.

E il San Giuseppe Due sta bene a La Spezia. Peccato.