Chi si occupa di detti portodanzesi è pregato di correggermi qualora interpretassi male il detto “So finite le fava a Federico….” Della serie che è rimasto poco da fare, in tutti i sensi. Sono finiti i tempi d’oro, è crollata una classe dirigente, non la sanno sostituire – se non imitandola – i giovani virgulti.
Ecco, non so se davvero il vice sindaco e assessore al bilancio di Anzio, Giorgio Zucchini, lunedì lascerà l’incarico con la discussione sul preventivo aperta e l’incertezza del commissariamento dietro l’angolo perché i documenti a posto sono pochi e i revisori dei conti ancora non si esprimono. Perché anche quest’anno si arriva a discutere del bilancio con una serie di elementari norme calpestate. E perché la disputa interna prevale, ancora una volta, sulla città.
So con certezza che Zucchini e insieme a lui Bruschini, Placidi, Borrelli, Alessandroni e quanti hanno condiviso le loro azioni, sono stati in maggioranza o hanno finto di fare l’opposizione negli ultimi 40 anni (centro-sinistra compreso), sono il passato.
Questa è la peggior amministrazione che la città ricordi, lascerà un’eredità pesantissima in termini di debiti, le casse vuote e i servizi impossibili da rendere secondo le nuove norme di bilancio. Soprattutto lascerà istituzioni debilitate e delegittimate da spartizioni d cooperative. Sì, di gruppi di potere più che di lavoro sui quali la magistratura ha posto l’attenzione, facendo emergere personaggi tutt’altro che raccomandabili e persino in odor di camorra. Personaggi che hanno portato voti e che chiedono….
Sia come sia, probabilmente questa delle dimissioni è l’ultima “trovata” da Prima Repubblica, un modo di salvare elegantemente la baracca o di spiegarci che questa “è la po-li-ti-ca“. C’è il terrore che venga un commissario, una persona normale alla quale basterà aprire un fascicolo per trovare qualcosa che non quadra. In questi anni ne sono successe di tutti i colori, la situazione è fuori controllo, si governa tacitando chi alza la voce a forza di contributi ad associazioni o cooperative “vicine“, di deleghe date o promesse. Siamo in piena gestione alla anni ’80-’90, come se il mondo non fosse cambiato, non ci fossero cittadini più attenti, un’opposizione che i ricorsi li fa davvero e non li annuncia. Come se non esistesse il 3.0 che fuori dal Comune funziona benissimo e che è lo slogan che, invece, decreterà il fallimento di Bruschini. Che andrà avanti fino al 2018, sia chiaro, salvo scossoni, ma che insieme al suo metodo, alla sua maggioranza (giovani compresi) è arrivato al capolinea.
Poi saranno gli elettori a decidere e per chi scrive avranno sempre ragione. E qui, invece, chi governa ha il terrore dei “grillini“, dell’onda che dopo Pomezia e Nettuno (dove mezza maggioranza anziate era schierata, in modo fallimentare) potrebbe arrivare anche ad Anzio.
E forse c’è un altro terrore, ben più serio, anche se questa anziate somiglia spesso a una Repubblica autonoma: la commissione d’accesso. Le indagini in corso – e per una misura come la commissione non servono condanne – dimostrano che l’amministrazione subisce dei condizionamenti. Anche pesanti. Un Prefetto attento se ne sarebbe già accorto, un’opposizione seria si sarebbe già mossa al contrario della richiesta del 2012 campata sul poco o nulla, ma non disperiamo.
Lunedì sapremo di più sulle dimissioni di Zucchini, vedremo se sono reali o come quelle “annunciate” nel corso di questi anni da Cafà, Nolfi e Alessandroni e poi rientrate dopo chiarimenti. Di sicuro Bruschini andrà avanti, troverà nel gruppo di De Angelis chi è pure pronto a sostenerlo magari dopo un azzeramento di giunta, ma l’impressione è che siano davvero finite “le fava a Federico….” o, per dirla sempre con un termine di casa nostra che forse rende meglio, che siamo “all’acqua dei merluzzi“. Più a fondo non si può.