Il sindaco, il Paradiso sul mare. A proposito di #brandAnzio

Al sindaco De Angelis piace prendere le cose di petto e gli va riconosciuto. La decisione di chiudere attraverso un’ordinanza il Paradiso sul Mare è coraggiosa e la dice comunque lunga sulle condizioni nelle quali si trova la struttura. Per troppi anni ci siamo persi sulle competenze, sullo scontro a distanza con la scuola e la Provincia, mentre quello straordinario palazzo andava in malora in assenza di qualsiasi programmazione da parte di chi guidava la città.

Per troppo tempo la politica di casa nostra ha “scherzato” quando si facevano iniziative dei cittadini per cercare di ridestare l’attenzione sull’abbandono, come fu per “I luoghi del cuore” del Fondo per l’ambiente italiano (Fai). A fatica firmò il sindaco Luciano Bruschini, alla fine Anzio ottenne un buon piazzamento, ma servono milioni di euro per risistemare il palazzo liberty e non le poche migliaia che si sarebbero ottenuti con il Fai. Milioni di euro che, oggi, nessuno ha e che se pure si trovassero (Stato? Regione?) comporterebbero i tempi infiniti di una gara e lascerebbero il dubbio della gestione.

L’idea che avevamo con #unaltracittà, quella di affidare a una Fondazione il Paradiso sul mare, rilanciata da questo umile spazio e poi in occasione della campagna elettorale, venne derisa da De Angelis. Normalmente quando le proposte arrivano da altri la risposta è sempre “non si può fare“. Le loro, invece, sono talmente realizzabili che fatichiamo a vederne una ultimata. A partire dal porto, per esempio, o dal palazzetto dello sport. Ma il punto non è questo, perché con l’ordinanza di chiusura è bene che l’intera città si interroghi sul futuro di quella struttura.

Nel suo programma copiato e incollato dal 2013 De Angelis ha scritto: “Recupero del Paradiso sul mare restituendolo ai cittadini di Anzio per una
destinazione condivisa
” senza dirci in che modo.

La proposta che facevamo noi era quella di: “Immaginare l’ingresso in una Fondazione già esistente e di spessore per realizzare eventi in sinergia (Musica per Roma o Ravello, ad esempio). Il patrimonio in dotazione può essere rappresentato dal Paradiso sul Mare che la Fondazione dovrebbe ristrutturare a proprio carico, in cambio della gestione, lasciando comunque l’uso pubblico del bene al Comune per le proprie necessità e/o iniziative“.

Era ed è un’idea percorribile, a nostro modesto parere. E’ anche una proposta di cosa fare del palazzo – coinvolgendo oltre a una importante istituzione la scuola alberghiera e il mondo della ristorazione locale – grazie al quale Fellini ha vinto un Oscar, progettato da uno dei maestri del Liberty, dove sono stati girati film e svolti eventi di assoluto spessore. Se ne può parlare?

Quali sono, invece, le iniziative che intendono prendere De Angelis e la sua amministrazione per restituire il Paradiso sul Mare ad Anzio? Sono arrivate proposte in Comune e da parte di chi?

Vista la campagna di comunicazione che il Comune sta svolgendo, una overdose di #brandAnzio che sembra l’unto per ogni male, facciamo del Paradiso sul mare un “brand” di questa città.

E’ una sfida, vediamo se arriverà l’ennesimo “no” a prescindere o se qualcuno avrà la bontà di ascoltare.

Qui, per chi ha voglia di approfondire, quanto sostenuto in precedenti occasioni.

C’è altro prima del sindaco, ecco perché #unaltracittà

altra

Fare il sindaco della propria città. A chi non piacerebbe, anche solo per qualche giorno… Bello, affascinante, difficile. La tentazione è forte e le strade per arrivarci sono diverse prima delle elezioni, quindi dei cittadini che ritengono – da padroni assoluti – chi debba essere il loro rappresentante.

Ebbene con #unaltracittà abbiamo inteso fare altro. Chi scrive, che sul territorio è impegnato da anni in diverse forme (associative, giornalismo, volontariato) poteva tranquillamente rispondere alle certezze di tanti e dire: sì, voglio candidarmi. Anzi, sono il candidato.

Si poteva andare da un partito, fare un’alleanza con chi rappresenta la politica anziate e ci ha portato nella condizione in cui siamo. Si poteva cedere alle lusinghe di chi dice “io ho 1000 voti” e di chi promette di portare con sé “cinque-sei consiglieri“. Ma sì, ti metti a tavolino, fai i conti, speri che vada bene (a loro è andata benissimo, finora) prometti qualcosa che non manterrai, ma saresti solo il nome nuovo e spendibile per una vecchia classe politica e dirigente. Se poi il tuo nome servisse, come “bandiera” nel Pd, per passare dal 20% di Bernardone alle ultime amministrative al 22% perché sei un po’ più conosciuto cosa avresti fatto? Nulla. E se pure il Pd fosse parte di questo discorso – alla pari con altri – sai che dovresti temere i “dinosauri” che nel ’95 non confluirono su Mangili e nel ’98 mandarono a casa Mastracci consegnando definitivamente la città al centro-destra.

Ecco, è sbagliato partire dal sindaco, occorre prima vedere cosa vuoi fare, come e con chi. Nella presentazione di ieri di #unaltracittà (grazie ancora a tutti) qualche “paletto” è stato posto. Siamo un gruppetto di amici, niente di più, disposti ad allargare l’orizzonte e a confrontarci con chi vorrà portare le proprie idee.

Ci mettiamo la faccia, quella di persone che vivono del proprio e hanno deciso di impegnarsi. Sarebbe facile schierarsi dalla parte dell’anti-politica, molto più complesso parlare di buona politica e provare a immaginare  una città moderna, aperta, solidale, proiettata in Europa e nel mondo, dove lo sviluppo guardi alla sostenibilità e non al mattone, alla qualità degli eventi e non ad accontentare gli amici degli amici, ai servizi basati sulle esigenze dei cittadini – tutti – e non di pochi. Eccoli alcuni “paletti“, insieme alla legalità assoluta. Alla trasparenza, al rispetto di chi ha un’idea diversa, al confronto sulle cose da fare e non sulle persone da attaccare, alla verità da dire ai cittadini. A un Comune che non è – non può e non deve essere – collocamento per disperati “assunti” in cooperative che poi portano voti, ma creare le condizioni per uno sviluppo che porti lavoro a tutti. E i voti a chi, democraticamente, i cittadini sceglieranno.

Siamo con chi vuole costruire questo, un movimento di opinione   fuori dagli schemi della politica in senso tradizionale ovvero delle “liturgie” dei partiti come li abbiamo conosciuti in Italia e qua, ma anche lontano dal populismo del guru.

Da qui parte un percorso, se riusciremo a mettere insieme chi vuole realmente cambiare le cose in questa città parleremo anche del candidato sindaco. Ma per farlo dobbiamo essere credibili e questo dipenderà  esclusivamente da noi, di certo partiamo avvantaggiati perché  lo siamo più di chi ha governato finora.

Ah, per chi segue questo spazio: pur non essendo candidato ma come direbbe qualcuno essendo “sceso in campo“, da oggi  scompare nel blog la parola “giornalista“. Chiaro che lo resto, è il mio lavoro che si svolge com’è noto al Messaggero e continuando l’attività con il libro “Sangue sporco” e il documentario che stiamo realizzando.

Attraverso il blog continuerò comunque a esprimere opinioni, suggerimenti, denunce come in passato, oltre che a confrontarmi con quanti vorranno.