Placidi, il Comune: chi denunciava e chi “reggeva”

Al gioco di “sapevano tutti” non possiamo starci. Né a quello di chi fa “spallucce” parlando di bolla di sapone e di amministrazione che tutto sommato non c’entra. La vicenda “Evergreen” ripropone questioni che sì, si trascinano da tempo, ma di fronte alle quali la politica – in particolar modo la maggioranza che guida Anzio da 20 anni – ha preferito girarsi altrove. Non solo  la classe politica di questa città,  brava a organizzare un “Aventino” quando il sindaco – nella prima legislatura Bruschini – vacillava, si rifiutava di vedere.  Invece in quella occasione il sindaco andava già mandato a casa, anche per quello che un “giornaletto” – come amavano definirci – scriveva. Denunciavamo, dalle colonne del “Granchio“, come è sempre stato. Qualche investigatore, evidentemente, non ha trovato i riscontri e la vecchia politica – al solito – o si è girata o ha “retto” il sistema. D’altro canto a Placidi “tutti chiedono posti” – come disse nell’intervista subito dopo gli spari

A chi, oggi, ha la memoria corta, ma anche ai novelli scopritori della legalità, ripropongo quanto da un piccolo foglio di provincia è stato fatto. All’indomani degli spari a casa di Patrizio Placidi, insieme a Ivo Iannozzi  scrivevamo nell’editoriale, riferendoci alla pista che ad aprire il fuoco sarebbe stato uno deluso per non aver avuto il lavoro: “(…) Se è così siamo di fronte a una situazione più preoccupante, a nostro modesto parere, della presenza di criminalità organizzata. Sì, perché si è fatto del sottobosco delle cooperative, degli incarichi affidati a quanto sembra con una rigida spartizione politica, un mercato diventato ormai ingovernabile. Placidi ha espresso alcuni dubbi ai carabinieri, nell’intervista al nostro giornale non nasconde che il suo assessorato è diventato una sorta di ufficio di collocamento al quale tutti vanno a chiedere. Se è così, lo ripetiamo, è peggio della criminalità organizzata. Perché quei lavori, spesso precari e di poche centinaia di euro, altro non sono che un modo per dire – domani – chi votare. Può sembrare la scoperta dell’acqua calda, la politica non ha sempre fatto questo? Vero, ma se la corda si tira troppo poi c’è il rischio che si spezzi. E forse siamo arrivati al punto. Allora c’è da chiedersi quale risposta si dà per lo sviluppo della città, per creare non l’occasione di un posto in cooperativa con la raccomandazione di Tizio o di Caio ma occupazione stabile. E qui il panorama si fa desolante, perché allo sviluppo non si pensa ma si preferisce “gestire” dalla cooperativa all’associazione che otterrà un contributo per un’iniziativa spesso solo pseudo culturale. Basta avere un ritorno di consensi (…)“.

Rispetto ad allora, la criminalità organizzata si è infilata nel gioco delle cooperative, come emerso in “Mala suerte“. La situazione si è involuta, il condizionamento – al quale allora non credevamo forse perché posto male – c’è. Solo il Prefetto di Roma e il Ministero dell’Interno (a guida Pd…) non se ne accorgono.

Una settimana dopo, articolo che mandò Placidi su tutte le furie, scrivevo in cronaca: “(…) gli investigatori cercano di andare oltre. All’attività amministrativa e politica di Placidi, infatti, se ne affiancano sia pure non ufficialmente molte altre. Il vice sindaco – formalmente – vive con il rimborso del Comune per il suo lavoro in giunta tanto che per quanto è dato sapere è da quello vengono detratti i soldi che sta rimborsando, mensilmente, per la condanna della Corte dei conti. Ma è notorio che i suoi interessi – per carità legittimi – sono praticamente in ogni settore. Dai distributori di benzina ai supermercati, dai posti di lavoro in un noto fast food a mediazioni immobiliari, sembra non ci sia cosa ad Anzio per la quale non si debba parlare con Placidi. Solo voci, delazioni della politica o ci sono aspetti che invece meritano di essere valutati? E chi dice, a questo punto, che il motivo degli spari non debba essere cercato altrove?” 

Ecco, c’è chi scriveva, chi denunciava e chi sapeva, fingeva o “reggeva“. Una parte siede ancora al governo della città, quella che era in Consiglio e doveva essere opposizione ma si girava, ancora fa “strategie” con pezzi di maggioranza. Sarà un  confine oltre il quale realizzare #unaltracittà

Arresti, nessuna rivincita né brindisi. Ostia è già qui

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Foto da ilclandestino.it

Non è l’ora della rivincita. Troppo facile e scontato. Chi ti definì “pseudo giornalista” in consiglio comunale (poi scusandosi) è ai domiciliari, chi hai avversato una vita sull’agire politico – nei diversi ruoli che ha avuto in oltre 20 anni – pure. E tu dovresti esultare o brindare? Neanche per idea. Certo, sarebbe la cosa più semplice, di fronte a te invitato a “fare un esame di coscienza” e ai cittadini ora “imbecilli locali”, ora “disturbati mentali”, ora denunciati per aver detto che il mare era inquinato e ora bollati come “ominicchi e viperelle” o mandati a lezione di “etica”. Invece nessuna rivincita, né brindisi, perché ero, sono e resto garantista di fronte alle indagini della magistratura e agli arresti. Ieri come oggi, quando sono state eseguite le ordinanze per l’operazione Evergreen.

Che al di là degli accertamenti della magistratura – c’è chi si affretta a dirci che 4.000 euro di tangenti sono poca cosa… – ci dicono che il sistema è crollato. Il vaso di Pandora, se la Procura di Velletri vuole davvero, è scoperchiato. Per questo è bene leggere a fondo il comunicato della finanza.

Oggi è facile dire che si sapeva di Placidi, ma per un ventennio ha fatto l’assessore, è stato ed è un alleato, e alle ultime elezioni i suoi voti – con il “porta a porta” avviato senza copertura finanziaria – sono stati decisivi per far vincere Luciano Bruschini. Né si può immaginare che la magistratura, oggi, abbia risolto un problema con il quale la politica, questa politica e questa maggioranza – vecchia e nuova – hanno convissuto tacendo. Problema di metodo, attenzione, il penale spetta ad altri. Dire oggi, come si cerca di far passare in maggioranza, che “visto? Bruschini non l’aveva confermato” è una colossale fesseria, perché da ultimo qualche giorno fa Placidi spiegava di non aver accettato l’assessorato e di continuare a sostenere questa coalizione, al punto di aver fatto il nome del suo successore. Basta leggere qui sotto.

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Il problema è che qui un po’ tutti sono Placidi e – ripeto – non parliamo di vicende penali.

Questa maggioranza e questa classe politica che da un ventennio imperversa si è mossa sempre sulla base di favori, cooperative vicine, amici da sistemare. Ognuno il suo settore, senza pestarsi i piedi. Fosse un lavoro o la gestione di un impianto pubblico (tra la vicenda del Falasche che non pagava e l’evasione del Deportivo non saprei quale scegliere), la storia di un hotel o i tributi da pagare con calma, un terreno da sbloccare o qualsiasi altra vicenda nella quale entrasse la “politica”. Ne hanno fatto un metodo di governo e controllo che con l’agire politico non c’entra: è stato solo potere per il potere, costruzione di consenso per “comandare”.

Fino a quando è stato fatto mettere il vestito bello a qualche esponente della malavita locale, lo si è fatto avvicinare alla politica, gli sono state spalancate le porte del Comune. Il 16 dicembre c’è un’udienza preliminare che riguarda Placidi e le proroghe alle cooperative per il verde. Secondo il pubblico ministero quelle proroghe garantivano “i soci elettori” dell’assessore. Non fu il sindaco a dire “avete voluto fare le gare? Ecco il risultato” dopo il durissimo passaggio da Giva a Parco di Veio? Insieme a Placidi sono imputati il dirigente Walter Dell’Accio – forse vittima sacrificale in tutta questa storia – e la consigliera Valentina Salsedo che di una delle cooperative è stata presidente fino alla vigilia del voto. Elezioni dove si è presentata in “ticket” con Giorgio Zucchini, attuale vice sindaco, colui che per la storia dei parcheggi finita nell’indagine “Malasuerte” andò a mediare in un incontro presente il marito della consigliera – gestore di un servizio di parcheggio che poi si ritirò – e il fratello del sindaco, indicato dallo stesso primo cittadino, come emerso in Tribunale durante il processo. L’azienda che pagò il “pizzo” – altro che accordo commerciale – lo fece secondo i giudici di primo grado anche per “le pressioni della politica”. Cosa che penalmente non ha rilevanza ma è a dir poco inopportuna. Quei soldi andarono – lo dice l’indagine, lo conferma la sentenza – ai familiari di un detenuto al 41 bis. E il pubblico ministero, in udienza, parlò apertamente di camorra.

Non servivano gli arresti odierni a dirci qual è la situazione, a ipotizzare come leggiamo nel comunicato della Finanza “possibile la sussistenza di accordi illeciti anche con esponenti della criminalità locale, in passato indagati per reati di criminalità organizzata“. Lo sapevamo. Come apertamente, anche in consiglio comunale, Placidi e il sindaco venivano a spiegarci che era meglio per i rifiuti vincesse la Ecocar-Gesam. Oggi sappiamo perché, una parte dell’indagine riguarda i rifornimenti che la seconda faceva nel distributore di Placidi, quello dal quale ogni mattina – nell’ultima campagna elettorale – partivano le “squadre” di galoppini. Una delle tante attività imprenditoriali dell’assessore.

Per questo oggi una commissione d’accesso – chiesta da più parti politiche in passato, con precise interrogazioni – sarebbe facile quanto inutile. Tutte queste cose erano note a un Prefetto che ha preferito prendere tempo, a un Ministero secondo il quale non c’erano i legami tra certe vicende e la politica. C’è Ostia come emergenza, vero? Ma Ostia è già tra noi.

Dispiace che un uomo delle istituzioni, un sindaco che si vanta (e ha ragione) di non essere mai stato sfiorato da indagini in vita sua, non si sia accorto di tutto questo o abbia fatto spallucce. La responsabilità politica è sua, per intero. Da queste vicende alla illegalità delle cose quotidiane, sulla quale abbiamo perso le tracce della responsabile dell’anti corruzione che per la verità in un paio ci ha messo del suo.

Non brindo, non sono contento, non c’entra la possibile candidatura. Dicevo e dico che tutto questo non mi piace – anzi è preoccupante – e che Anzio non lo merita. Qui non c’è solo il sindaco a essere basito – come dice in un comunicato – ma una città vilipesa. Sarebbe il caso che Bruschini e quel che resta della sua maggioranza ne traessero le conseguenze.

Massimo, il collega gentile che non dimentichiamo

Convenienza e qualità….” No, non è uno scherzo. Quando qualcuno mi chiama “Gdg” rispondo, ancora oggi, con il motivetto che Massimo Santarelli usava per salutarmi nella redazione di “Latina Oggi“, al mio arrivo.

Questa mattina, purtroppo, non sarò a Montorio al Vomano, dove sarà giustamente ricordato a quindici anni dalla scomparsa. Questo mestiere ha spazi strettissimi e conciliarli non è semplice, quindi essendo in redazione praticamente da solo non posso mollare per raggiungere gli altri. Mi spiace, ma voglio comunque spendere due parole sull’amico e collega che nessuno di noi ha dimenticato.

Ieri lo hanno fatto Lidano Grassucci, lo trovate qui, e Saverio Forte che invece potete leggere qui.  Con loro e con tanti altri abbiamo vissuto un’esperienza unica, il più bel giornale nel quale lavorare finché Giuseppe Ciarrapico – che pure aveva avuto l’intuizione di mandarlo in edicola – non decise di entrare a gamba tesa in ogni decisione.

Sono certo che tutti noi, ogni giorno, quando c’è uno spunto ricordiamo quel collega gentile venuto dall’Abruzzo che coordinava le pagine della provincia a Latina Oggi. Erano tempi pionieristici, dove un polacco caduto dal treno – cosa che ancora oggi mi viene rinfacciata – riempiva un buco di 8 righe. Perché il giornale mica può restare vuoto e raccogliere notizie da centri piccoli, a volte piccolissimi, non è semplice.

Di lui conservo l’immagine di quando, affacciandosi dalla colonna che ci divideva nella sede di corso della Repubblica, se ne usciva con un “compà, sta cosa?“, ma anche le discussioni quando fu eletto fiduciario, le puntuali “malattie” nel periodo natalizio, lo scherzo che gli facemmo mettendolo di notte la sera della Lotteria Italia con un sorteggio “pilotato” che neanche il miglior Blatter della Fifa avrebbe organizzato. Tra i foglietti, infatti, c’era solo il suo nome…

Ma oggi viene, giustamente, ricordato il Massimo giornalista, collega capace e di razza, che aveva il fiuto della notizia e non mollava. Giusto farlo nella sua città natale, giusto con il patrocinio degli Ordini di Abruzzo e Lazio, giusto farlo – su un tema attualissimo – pubblicamente. A Latina è accaduto una sola volta, ma   penso che chiunque lo abbia conosciuto  lo porti nel cuore.

Possono starne certi i familiari che, sia pure a distanza, abbraccio forte.