E’ interessante lo studio dell’università di Tor Vergata relativo alle epatiti C. E’ segno che qualcosa intorno a questo killer silente si muove, soprattutto che c’è chi comincia a prendere coscienza del potenziale di malati che non sanno ancora di essere infettati.
L’interesse, inevitabilmente, è legato all’arrivo di nuovi e costosi farmaci, ma dallo studio emerge un particolare che raccogliendo il materiale per il libro “Sangue sporco” ho più volte riscontrato.
Di fronte a un potenziale infettivo come quello dell’Epatite C nessuno ha svolto, negli anni, politiche di educazione sanitaria attive. Né ha cercato di fare – scoperto un donatore infetto – quello che noi faremmo se danneggiamo un’auto durante una manovra di parcheggio: cercare di capire il danno, lasciare i dati, trovare il modo di contattare il proprietario dell’altra auto.
Vai dal medico di base – se non nei reparti specializzati in malattie infettive – e non trovi una che è una informazione. Della serie: “Hai subito trasfusioni? Hai fatto uso di emoderivati? Contattaci…” Meno ancora la comunicazione sulle modalità di trasmissione.
Oggi, ripeto sarà per i farmaci che finalmente danno una risposta completa, anche se non sono ancora per tutti, ci sono anche campagne come quella “Una malattia con la C” che provano a colmare il vuoto.
Finora solo le associazioni di malati hanno cercato di diffondere e far conoscere, l’Epac attraverso i codici di esenzione nelle Regioni ha fatto una stima dei malati noti, ma resta il problema di chi ignora.
Dal Ministero della Sanità prima e della Salute oggi si sono, invece, sempre girati dall’altra parte. E continuano a farlo.
Non risulta, è una delle vicende che racconto nel libro, che individuato un donatore infetto si sia risaliti ai pazienti per i quali era stato utilizzato il suo sangue e si sia cercato di prevenire o quanto meno di informare. Si aspetta, si mette la testa sotto la sabbia, se e quando arriveranno le richieste di indennizzo ci si difenderà negando l’evidenza, eccependo la prescrizione, poi si cercherà in tutti i modi di non pagare i risarcimenti.
Mentre le infezioni, se non si adottano provvedimenti come quelli suggeriti dal pool di Tor Vergata, aumenteranno.