E’ interessante quanto emerso nel corso del dibattito durante il corso su querele e diffamazione che si è tenuto venerdì scorso a Priverno. I colleghi assolti dopo sette anni per una querela di Acqualatina, che al 51% è di proprietà pubblica, hanno scritto il vero. Nessuno li risarcirà perché non è previsto in Italia un sistema simile – né in Parlamento chi si occupa della materia sembra interessato a questo deterrente per le querele temerarie, la politica preferisce “intimorire” i giornalisti… – ma intanto i cittadini dei Comuni serviti da Acqualatina nell’Ato 4, l’ambito territoriale ottimale che comprende la provincia di Latina, Anzio e Nettuno e due centri del frusinate, pagheranno in bolletta quelle spese.
Inserite tra le tante spese legali sostenute da Acqualatina con i soldi di tutti. Così come ha fatto e sta facendo la Provincia di Latina, segnalata per questo alla Corte dei Conti dall’Associazione stampa romana.
Noi giornalisti sbagliamo pure, ci mancherebbe, e se è così paghiamo. Se gli altri querelano per “sport” o, peggio, per intimidire nessuno paga. Basterebbe applicare questo principio, con uno più stringente sulle rettifiche, per sfoltire i Tribunali dalle innumerevoli cause per diffamazione a mezzo stampa o, peggio, dalle milionarie richieste di risarcimento del danno fatte pretestuosamente per evitare di farti continuare a scrivere di determinati argomenti.