La balaustra e gli altri “sfregi” alle Grotte

Siamo tutti indignati per quello che è accaduto alla balaustra alle Grotte di Nerone. Il sindaco, attraverso la pagina facebook del Comune, auspica che siano individuati i responsabili e che a breve funzioni la videosorveglianza.

A commento della notizia la consigliera dei 5Stelle Rita Pollastrini ha messo in evidenza che le telecamere, lì, ci sono già. Evidentemente non funzionano e quella immagine – insieme a un altro paio delle quali parlo tra poco – confermano come sono andate le cose in questa città.

E’ un affronto quel danno, siamo d’accordo, vanno individuati i responsabili e speriamo avvenga presto. E’ stato toccato un simbolo di Anzio e non ci piove.

Però facciamocela qualche domanda, perché il sindaco – come amo ripetere – non arriva da Marte a fare il primo cittadino, né i suoi sostenitori vecchi e nuovi possono ignorare quelle telecamere che stanno lì e ciò che è accaduto – in termini di sfregio – sul sito archeologico. Altrimenti nella smania di comunicare #soldout e #brandAnzio facciamo a dimenticare, mettiamo taglie e tutti contenti.

Ebbene partiamo dall’immagine delle telecamere di piazza Caduti di Nassirya, montate, pagate (o da pagare in qualche debito fuori bilancio prossimo venturo) e dobbiamo desumere mai entrate in funzione. O comunque fuori uso, a oggi, altrimenti sapremmo già chi ha buttato giù la balaustra. Quando quelle telecamere venivano installate e più di qualcuno esprimeva dubbi, il sindaco e diversi suoi sostenitori avevano già un ruolo in questa città ma siccome è “politica”, non si interviene su vicende che riguardano altri. Sapete? Quelle telecamere ci portano – sbaglierò… – ai debiti fuori bilancio pagati per la sorveglianza della stazione ferroviaria e – sbaglierò ancora – ai lavori all’ex commissariato. Ecco, oggi indignarsi è sacrosanto ma se quelle telecamere non funzionano forse forse il “sistema Anzio” ci ha messo del suo.

E chi si indignò, dei vecchi e nuovi politici di casa nostra, quando una ruspa venne posizionata proprio tra i ruderi? Pochi… Era la metà del 2013, non c’è bisogno di ricordare chi amministrasse e chi fingesse di fare opposizione. Gli stessi pochi, cittadini, che segnalarono come la ditta che stava realizzando l’opera di “protezione” ormai lasciata come ecomostro aveva una interdittiva antimafia. Da questo umile spazio – così, per ricordare – affermavo: “Da quando una ruspa della ditta che poi è stata allontanata per l’interdittiva antimafia è stata piazzata sui ruderi e nessuno ha detto nulla, si capisce quale fosse l’interesse a difendere una delle principali bellezze del territorio“. Dal Comune il sindaco “nzognende” – principale sponsor e alleato della conferma dell’attuale – faceva spallucce, ricordava che i lavori erano di competenza regionale. Non ci furono provvedimenti per la ruspa sui ruderi, la stessa Regione se la prese con calma per mandare via la ditta, quel molo di “protezione” è rimasto lì a deturpare il paesaggio.

I cittadini che denunciavano, quelli che facevano comitati per in concorso “Fai” e riportavano il complesso della Villa imperiale al centro dell’attenzione – penso a Silvia Bonaventura, Chiara Di Fede e Francesco Silvia, ma anche a Claudio Tondi – chi si batteva per farne un monumento naturale era considerato “ominicchio” o “viperella” dall’allora primo cittadino, veniva deriso o si parlava di “strumentalizzazione”, termine molto caro ai politici di casa nostra. Oggi chi prova a dire cose diverse da chi governa è iscritto secondo l’attuale sindaco al “club dei rancorosi”. Sa che non è così, ma pazienza.

Chiudo prendendo da facebook una frase della giornalista Linda Di Benedetto che – è noto – non usa mezzi termini e pone anche qualche altra vicenda sul complesso archeologico: “La balaustra divelta alle Grotte di Nerone è solo un altro atto, che denuncia l’incuria e l’abbandono di questo sito archeologico. I granai della Villa Imperiale sono pieni d’immondizia, un uomo scava tra i resti da sempre, accogliendo addirittura i turisti ed è stato costruito un braccio di cemento armato sui resti del porto neroniano. Chi sono i vandali?

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