

Ti aspetti che almeno il sindaco dica una parola sulla sentenza di Cassazione per Malasuerte, quella che conferma la contiguità della politica con il mondo emerso da quell’indagine diventata verità giudiziaria. Nessuno ne parla ed evita anche lui, del resto chi ha avuto parte in quella storia – sia pure non penalmente rilevante ma di grande responsabilità – era nelle sue liste. E il Comune si è ben guardato dal costituirsi parte civile. Così come non è parte dei processi – che riguardano due assessori in carica e un ex molto presente negli uffici – per le 27 proroghe e il contestato passaggio da Giva a Parco di Veio. O forse la loquacità ritrovata grazie a un ufficio comunicazione che sa fare il suo lavoro ma era stato inspiegabilmente messo da parte (o comprensibilmente, dipende dai punti di vista) serve a nascondere le tensioni delle quali arriva l’eco, assessori impegnati in campagna elettorale a Nettuno o la grande attenzione della maggioranza sulle vicende della politica dei “cugini”. In realtà non avendo attuato uno dei punti del programma copiato e incollato dal 2013 – va dato atto solo della storica approvazione del bilancio preventivo nei tempi e dell’uso smodato di #brandAnzio – il sindaco applica la sua verve per una nuova “vendetta” rispetto alla campagna elettorale di allora e per dirci che è pronto a cacciare chi occupa sedi nonché a trovare una soluzione per il Paradiso sul Mare. Perché le idee degli altri non valgono nulla. Tipico del personaggio.
IL MUSEO
La “vendetta”, dicevamo. Nel 2013 Patrizio Colantuono sostenne apertamente Luciano Bruschini, postò un video su youtube nel quale tesseva le lodi dell’allora sindaco e dava la certezza del nuovo museo dello sbarco. Che invece è rimasto dov’era, salvo “allargarsi” in piazza con una mostra fotografica in un locale che originariamente era previsto per la Capo d’Anzio, poi per una improbabile mostra di conchiglie, infine è stato assegnato al museo. Criteri? E chi li conosce… Colantuono stavolta si è candidato a sostegno di De Angelis, temeva che se avessero vinto altri il museo sarebbe finito, la sua creatura affidata ad altri. Ebbe modo di dire in un convegno organizzato dall’associazione “00042” che il materiale “è privato”. Gli risposi che fossi stato sindaco, il giorno dopo quelle affermazioni gli avrei tolto la chiave e che il materiale poteva essere pure privato, ma per un ventennio e più era stato in locali pubblici, con spese a carico della collettività e tanto di rimborso spese al Centro di documentazione e ricerca sullo sbarco per le visite guidate anche alla villa imperiale. Fa piacere che dopo averlo candidato nelle sue liste e dopo che il Comune ha versato – tra le cerimonie del 22 gennaio scorso – 5000 euro per allestire una mostra che era già aperta da mesi (!?), De Angelis si accorga di tutto questo. In realtà lo sapeva bene, ma i “conti” con il 2013 non erano chiusi e piano piano sta arrivando a presentarli. Come è stato per Alessandroni.
Per quanto mi riguarda, a Patrizio andrebbe fatto un monumento per la grande volontà messa in questi anni. Sa che l’idea di museo del sottoscritto è altra, di respiro europeo, ma intanto fa bene De Angelis a dire che una soluzione sulla proprietà del materiale va trovata. Resto dell’avviso che è della città e che se ci mettiamo a fare i conti l’abbiamo pagato abbastanza. La presidenza a vita può essere un ulteriore riconoscimento.
I PARTITI, GLI ALTRI SPAZI
Lo “sfratto” ai partiti ha del singolare, diciamocelo. Le sedi furono assegnate nel 2001 (era sindaco proprio De Angelis) dopo anni di menefreghismo. Da allora c’è chi non ha mai pagato e chi – come le liste che lo sostenevano – ha occupato abusivamente gli spazi di via Aldobrandini nell’ultima campagna elettorale e c’è chi (Forza Italia e Udc) è ampiamente moroso. Non solo, la sede storica dell’ex Movimento Sociale (come è storica quella che oggi occupa il Pd che paga regolarmente) venne assegnata non sappiamo con quale criterio all’allora Futuro e libertà per l’Italia che il senatore dell’epoca – De Angelis – aveva creato ad Anzio una volta uscito dal Pdl. A un accesso agli atti del sottoscritto nel breve periodo da consigliere, ma anche alle battaglie condotte in tal senso anni fa dal “Granchio” che chiedeva lumi, quindi dalla puntuale attività di Città Futura attraverso Chiara Di Fede e altri, ma anche alle richieste dei 5stelle prima ancora che arrivassero in Consiglio su tutti i locali pubblici, oggi sappiamo almeno qual è la situazione.
E i partiti abusivi o morosi che oggi De Angelis vuole sfrattare – anzi no, vorrebbe cacciare tutti a prescindere…. – sono quelli con i quali ha condiviso quegli spazi. Compresa la Lega nella quale è transitato, nel frattempo. E non può esimersi da questa responsabilità. Anzi sarebbe ora – non è mai troppo tardi – che come si afferma da più parti, oggi si faccia definitivamente chiarezza su chi e a quale titolo occupa i locali pubblici. Tutti. Ricordiamo sommessamente – sono delibere, dovrebbe conoscerle – che il centro anziani fu provvisoriamente spostato nella “Casa delle associazioni” mai aperta con la scusa che i locali dell’ex ambulatorio erano pericolanti e che al suo posto ci abbiamo messo l’associazione disabili che fa meritoriamente la sua opera in memoria di Elena Castellacci. O che “a soggetto” sono stati concessi spazi all’ex Saragat. E che sul campo di Falasche non è bastato cacciare Alessandroni. Stanno pagando gli arretrati? Così, per la cronaca e perché non arriva oggi da Marte a fare il sindaco.
IL PARADISO SUL MARE
Non ci arriva e per questo dobbiamo ricordargli che fatichiamo a trovare – in venti anni di centro-destra – un atto che abbia dato il segnale di una scelta politica rispetto al futuro del Paradiso sul mare. O qualche euro speso, magari dai fondi ottenuti per le riprese di “Nine” piuttosto che del “Talento di mr Ripley”. No, forse qualcosa è stato speso: per ospitare una conferenza internazionale sul Mediterraneo. E una delibera di giunta in realtà c’è: è quella del 2017 – De Angelis era di lotta (poca) e governo (tanto) – quando Luciano Bruschini finalmente si decide ad approvare un atto che era indispensabile per il progetto legato al concorso del “Fai”. Progetto per il quale firmammo in tanti, attuale sindaco compreso, ma siccome a raccogliere quelle firme – come fu prima per la tutela della Villa Imperiale – era un comitato di cittadini, allora oggi si deve dire che era una presa in giro. Bene ha fatto il portavoce del comitato, Claudio Tondi, a ribadire i passaggi che vennero fatti e cos’era quella idea. E bene fa il sindaco a dire che troverà i fondi. Lo auspichiamo tutti, ma anche qui l’ironico riferimento al “non ci saranno fondazioni” appare fuori luogo. È una idea che faceva parte del programma di #unaltracittà, lanciata molto prima delle elezioni, riproposta in questo umile spazio. È una idea che si può provare a percorrere – non costa nulla – perché se ci fosse una Fondazione disposta (pubblica, con i bilanci in regola, alla quale non chiedere posti in consiglio d’amministrazione ma di portare anche ad Anzio i suoi eventi e lasciare al Comune l’uso per le proprie finalità istituzionali) i lavori comincerebbero molto prima di quelli che arriveranno (speriamo) una volta trovati i finanziamenti, fatte le gare, considerati gli inevitabili intoppi e via discorrendo. E la gestione, poi? Farne cosa? De Angelis ricorda Villa Sarsina – e fa bene – ma lì l’originario finanziamento era per metterci il Comune e così è stato. Ripeto che se vogliamo parlare di #brandAnzio il Paradiso sul mare ne rappresenterebbe il biglietto da visita migliore. A sapere quali intenzioni hanno il sindaco e la sua maggioranza. Di annunci siamo stanchi.