I 50 anni di sacerdozio di Padre Francesco, tanti auguri e….

pfrancesco

Ci sono momenti nella vita di una comunità cittadina che debbono giustamente essere sottolineati. I 50 anni di sacerdozio di padre Francesco Trani sono fra questi. Domani il parroco della chiesa intorno alla quale Anzio è rinata, arriverà a questo prestigioso traguardo.

Si racconta che quando divenne parroco, l’1 settembre del 1979, al posto del “venerato” padre Vincenzo Vendetti che nel dopoguerra aveva contribuito alla ricostruzione del paese, mise subito le cose in chiaro: “Sono qui a formare cristiani, non democristiani“. Era ad Anzio da 5 anni e aveva compreso bene cosa ruotasse intorno alla parrocchia dove si era formata un’intera classe politica e dove la presidenza dell’Azione cattolica era una sorta di garanzia per diventare sindaco. Dirompente per l’epoca – eravamo nel pieno degli anni di piombo – forse anche per quello si avviò una petizione – vado a memoria, ero poco più che bambino – affinché padre Vincenzo restasse. Aneddoti, poco più. Padre Francesco rimase fino al ’91, poi per il voto di obbedienza che è tra quelli dei sacerdoti girò per le diverse parrocchie affidate ai francescani, quindi nel 2009 il ritorno a Santi Pio e Antonio. Dove tra oggi e domani sarà giustamente festeggiato.

Grande cultore di arte e musica, in passato insegnante al Liceo classico – il San Francesco di Nettuno – non è uno che le manda a dire. Dal pulpito ma anche nella vita di tutti i giorni. Senza mai dimenticare “fede, umiltà e umanità” – come ha ricordato sui social network Alfredo Pincini.

Ricordare questi 50 anni è anche momento di riflessione sul ruolo che la Chiesa ha in  città (intorno alla parrocchia, anche se a volte poco visibili, ci sono realtà come Caritas, Centro aiuto alla vita e altri che sono di grande supporto a chi ha bisogno) e su quello della parrocchia centrale.

Padre Francesco è contemporaneo, ad altri spetterà dire se potrà essere paragonato a quello che i nostri nonni ritenevano “un santo“, come padre Leone Turco che visse le ferite della guerra, aiutò centinaia di anziati, andò a trovarli nei luoghi di sfollamento, li avviò alla ricostruzione. Oppure a padre Vincenzo, il sacerdote che intuì la città che cambiava, fece politica come pochi, immaginò le nuove parrocchie da insediare dove nascevano i quartieri e la “Francescana” – antesignana casa di riposo – dove andò a morire perché la “sua” Anzio non l’aveva mai dimenticata, né i concittadini avevano e hanno dimenticato lui. Altre situazioni, certo, altra società, la Chiesa che era ancora l’unico punto di riferimento, o quasi, insieme ai grandi partiti organizzati.

Ecco, pensando al “San Francesco” e alla “Francescana” sulle operazioni della Provincia dei frati minori conventuali qualche domanda si pone, ma non è questa la sede né è materia del parroco di Anzio.

Bene, saranno altri a dire chi è stato padre Francesco, qui – senza nulla togliere ai parroci che si sono alternati in questi anni – posso solo dire che ritengo  entrerà nel novero di chi ad Anzio non sarà dimenticato. Potrà piacere o meno, nei suoi modi a volte spicci, ma è in prima linea e non arretra, in quel presidio di certezze che era, è e certamente resterà la Chiesa di piazza Pia, quella che noi amabilmente continuiamo a chiamare di “Sant’Antonio“, san Pio avrà compreso ormai….

Dio ce lo preservi a lungo, auguri Padre Francesco!

 

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