Eravamo giovani, non belli, quello eventualmente facciamolo dire ad altri. Certamente spensierati. Crescevamo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, vivendo nella stessa scuola, partecipando alle feste di allora, in sella ai primi motorini, io e te anche nell’esperienza degli scout, caro Enrico….
La vita ci ha allontanato, ha fatto prendere a noi due, ma anche ai tanti che oggi erano lì e sono stati parte della nostra esperienza, strade diverse. Che strana sensazione ritrovarsi per salutare uno di noi, rivederci in una triste occasione. Rivedere, quasi che il tempo non fosse passato, gli amici di allora, i tuoi genitori, tua sorella, i genitori di altri che hanno condiviso il nostro percorso. Ne è passato di tempo, sì, ma ho avuto come la sensazione che fossimo intorno al Casello – la tua casa – o a una delle feste di tanti anni fa, con le mamme e i papà che venivano a prenderci. E che oggi erano lì a piangere insieme a noi.
Sì. eravamo lì per salutarti, per dirci quanto sia strana questa vita che ha già scritta quando nasciamo la parola “Fine” per ciascuno di noi, ignari ovviamente di quando e come sarà.
Non ci sentivamo e vedevamo da tempo, per questo è stato ancora più difficile scrivere il tuo nome, l’altra sera, sulle pagine del Messaggero e sul sito del giornale. Sì, è strana la vita: “Oh ragazzi, brutto incidente ad Aprilia, sembra mortale….” Telefoni, cerchi conferme, mandi il corrispondente, senti le fonti e scrivi, come nulla fosse, con una sorta di cinismo quasi innato o che piano piano ti ha aiutato a farti una corazza di fronte alle tragedie. “E’ di Anzio….” e allora avvisi i colleghi romani. “Abbiamo il nome….” e lì ti crolla il mondo addosso.
Ho chiesto più volte conferma, se aveva capito bene, l’età…. Non c’erano dubbi. Che brutto scherzo mi hai fatto, dover scrivere il tuo nome, aggiungere al pezzo di una tragedia quel Enrico Fabiani. E ripensare a quegli anni spensierati, in pochi istanti l’altra sera e più a fondo oggi. Già, è così strana la vita… Ciao Enrico.