“Molto lavoro ci attende a cominciare dal mettere la Capo d’Anzio nelle condizioni di essere subito produttiva“. Lo afferma il sindaco, Luciano Bruschini, nel comunicare l’avvenuta nomina del nuovo presidente e del nuovo consigliere d’amministrazione della società nata per realizzare e gestire il porto, oggi concessionaria unica .
Troppo tardi, la società doveva essere operativa da tempo e se non lo è diventata il primo cittadino ha per intero tutte le responsabilità. Dire una cosa e votarla nelle assemblee – come il piano finanziario – e poi farne un’altra in Comune, promettendo improbabili bandi, per esempio, ha portato alla situazione odierna. Invertire il crono-programma e poi spiegare ai soliti noti che è pronto ora un gruppo russo, ora turco-napoletano e ora americano, è stato semplicemente deleterio. Così come promettere che avrebbe “cacciato Marconi” dando la sua “parola d’onore“, salvo poi firmare con l’ingegnere una “road map” che inchioda il Comune, senza contare che solo dopo quasi tre anni ha intentato una causa sul passaggio delle quote da Italia Navigando a Mare 2 spa.
La Capo d’Anzio – non ce ne vogliano l’avvocato e il commercialista nominati oggi, anzi molti auguri! – nelle condizioni attuali è finita. Solo un miracolo, magari promesso da Bruschini che normalmente “non sa” mai nulla ma poi ha la presunzione di sapere e conoscere tutto, può tenere in piedi un’impresa che chiuderà l’ennesimo bilancio in perdita e dovrà essere dismessa.
Lo avrebbe chiuso almeno in pareggio, se non in attivo, qualora fosse stata messa in condizione di operare prima. Così non è stato, stavolta gli ostacoli non sono venuti dal Pd né da pareri a “soggetto” dati in Regione, ma dai ricorsi prima e dalle mancate decisioni del primo cittadino, poi. Si fa presto a dire “essere subito produttiva“, ma il sindaco ha il dovere – finché un pezzetto del 61% pubblico sarà ancora dei cittadini – di spiegare, quale socio di maggioranza:
a) Come chiude il bilancio 2015 e, in caso di perdita, come fa il Comune a ricostituire il capitale sociale?
b) Perché ancora non è entrato in possesso delle aree, continuando ad alimentare un danno erariale quotidiano?
c) Ha segnalato alle autorità competenti le occupazioni “sine titulo” delle aree stesse, dagli ormeggiatori al Circolo della vela, agli altri che non hanno firmato l’intesa con la Capo d’Anzio? Se no, perché?
d) Rispetto alle contestazioni della Corte dei Conti e alle previsioni della legge Madia, come pensa di mantenere il controllo pubblico?
e) Come pensa di affrontare l’istanza di fallimento per 100.000 euro avanzata dai progettisti del “Life” e le richieste di restituzione fatte dall’Unione europea che aveva in parte finanziato quel progetto, mentre i soldi sono stati spesi “per altro“?
f) Ha provveduto o meno a chiedere alla Capo d’Anzio di restituire i soldi che il Comune ha anticipato nel pagare la fidejussione alla banca?
C’è molto lavoro, vero, cominci a dare le risposte mai fornite ai cittadini che restano – temiamo ancora per poco – proprietari del 61% della Capo d’Anzio. Temiamo, però, che le domande facciano la fine di quelle poste nel tempo in questo stesso spazio. Sarà che l’interlocutore è sgradito, ma la risposta va data alla città e non a chi scrive. Il quale un torto ce l’ha e pure grosso: aver creduto in quest’opera, pubblica e “della” città. Che sciocco….