Il consigliere comunale Cristoforo Tontini, al contrario di quanto ipotizzato da chi aveva sollevato il caso della sua posizione di lite nei confronti del Comune di Anzio, è compatibile.
Lo ha detto il segretario generale, Pompeo Savarino, nel corso della seduta di lunedì pomeriggio. Ne prendiamo atto.
E gli altri? I presunti morosi che per oltre un’ora avevano tenuto banco la volta scorsa, occupandosi più della dignità del Consiglio offeso dal termine “sgarrupato” che della vicenda in sè? Nulla.
Ha chiesto di sapere qualcosa Ivano Bernardone, il presidente Sergio Borrelli ha risposto che gli uffici stanno lavorando.
Il presidente fa politica da una vita e quando, con Luciano Bruschini sindaco nel ’90, era assessore all’urbanistica, amava ripetere che il progettista incaricato di redigere il nuovo piano regolatore, l’architetto Rodolfo Violo, stava “raccogliendo dati“. Non li vedemmo mai.
Qui speriamo almeno di vedere il documento che, pubblicamente, nella massima assise civica, i capigruppo hanno promesso di redigere sulla vicenda dei presunti morosi e dello “sgarrupato“. Era atteso “in quattro-cinque giorni” ma è passato quasi un mese…. Un Consiglio che non mantiene le promesse che fa a se stesso?
Così come è singolare che nel Comune 3.0 dopo un mese e mezzo dall’invio di lettere a 16 tra consiglieri e assessori ritenuti morosi al punto da ipotizzarne la decadenza, ancora non si sappia qual è la situazione.
Erano somme dovute o non? E’ stato un errore dell’ufficio politiche delle entrate – e allora l’anno prossimo niente 100% di risultato, per favore…. – o un tentativo di far guadagnare tempo a chi altrimenti incompatibile lo sarebbe stato da subito?
Perché – ma è un’impressione – di quelle lettere non si doveva sapere, nessuno avrebbe immaginato che uno dei destinatari la mostrasse a chi scrive e si scoprisse che c’era una contestazione di circa 400.000 euro. Poi ridotta, sminuita, con alcune poste errate da quanto ci dicono, ma tale era. Diciamo un tentativo “bonario” di dire a consiglieri e assessori di risolvere delle situazioni, per sé e società collegate. Se poi per queste ultime non c’è un impegno formale, ha da esserci almeno quello morale a far sì che aziende delle quali si posseggono quote o sono di consorti, si mettano in riga.
Sempre comprendendo le difficoltà di tutti, vogliamo sperare che mentre gli uffici lavorano al caso, come ha detto Borrelli, qualcuno abbia pagato o lo stia facendo. Così come restiamo con il dubbio che lettere simili, a normali cittadini, non sarebbero arrivate. Per loro c’è l’ingiunzione diretta. Speriamo di sbagliare, anzi se l’assessore alle finanze Giorgio Zucchini volesse chiarire sarebbe apprezzabile.
Se io ho un debito nei confronti del Comune, qual è la procedura seguita dall’ufficio per recuperarlo? E davvero sono partite “30.000 lettere” come si è sentito nel precedente Consiglio?
Infine una vicenda che dovrà, inevitabilmente, prendere altre strade. Il 5 novembre facendo chiaro riferimento a chi scrive, il presidente Borrelli ha usato con tono sprezzante la parola “infame“. Nessuno nel Consiglio del 30 ha sentito la necessità di chiederne conto.
Il 5 nessuno aveva ascoltato, forse aveva fatto finta di non capire, qualcuno aveva capito benissimo ridendoci sopra a mo’ di scherno. Il 30 – dopo i video circolati, le notizie pubblicate ovunque – silenzio.
Ma sì, tutto sommato che ha detto Borrelli? La politica è fatta così, si auto assolve.
Bell articolo !!!!
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