Proprio mentre era in corso l’incontro su legalità e corruzione, con la clamorosa assenza di rappresentanti politici locali, è uscita la notizia del coinvolgimento di Anzio in un’altra inchiesta sui rifiuti. Parliamo di quelli “tessili”, della gestione dei cassonetti dove si lasciano gli indumenti. Ignoriamo se le stesse pratiche seguite – secondo gli investigatori – da organizzazioni in odor di camorra si svolgessero anche qui. Sappiamo che due indagati parlano di “carte di Anzio” e che sono in corso “accertamenti al fine di valutare la posizione delle amministrazioni committenti e il ruolo di alcuni dei personaggi”.
L’indagine che ha portato a 14 arresti si riferisce al 2012. Dal Comune di Anzio, hanno nulla da dire? Speriamo di sì, dato che il settore ambiente è già al centro di ulteriori accertamenti che vanno dal voto di scambio ai pesi che non tornano, fino a una denuncia per servizi che non potevano essere affidati nel passaggio dalla raccolta prevista dall’appalto precedente al fallimentare “porta a porta”.
Tutto questo mentre i cittadini c’erano, ma la politica era assente al dibattito, continuando forse a voler mettere la testa sotto la sabbia. Ad Anzio come a Nettuno, dove pure la Procura ha aperto una serie di filoni.
Sono indagini, vero, se ci sono state condanne dalle nostre parti sono ancora in primo grado, vero, ma amministratori pubblici e consiglieri comunali intanto dovrebbero quantomeno porsi il problema e poi far vedere che l’istituzione – a un dibattito del genere – c’è. Non fosse altro perché gli assenti hanno sempre torto…