La premessa, in casi del genere, è sempre la stessa. L’assessore Patrizio Placidi e il dirigente del settore ambiente, Walter Dell’Accio, sono semplicemente indagati. Nei loro confronti non è stata emessa alcuna sentenza e fino a prova del contrario, quindi, sono innocenti. Dirò di più, confermando quanto sostenuto anche in altre occasioni: spero che le perquisizioni domiciliari siano giustificate da esigenze di accertamento rilevanti, perché se com’è stato in passato si vanno a cercare documenti già acquisiti sono una forzatura inutile.
La contestazione di abuso d’ufficio, poi, per politici e dirigenti pubblici è un po’ come la diffamazione a mezzo stampa per i giornalisti, una specie di “medaglia”.
Detto questo, l’assessore all’ambiente Patrizio Placidi deve trarre le conseguenze e dimettersi. Un tempo, quando la politica era una cosa seria, si diceva che le dimissioni erano un atto dovuto per consentire alle indagini di fare il loro corso senza intralci.
Adesso il problema è un altro. Servono le dimissioni ma non per la bufera giudiziaria. Non solo, almeno. L’inchiesta – con tutto il garantismo di questo mondo – porta alla luce ciò che si dice da anni. Le cooperative collocamento di disperati diventate un sistema, la corda tirata troppo a lungo, un meccanismo che si inceppa nel momento in cui non si accontenta più qualcuno e lo si fa – peggio – in campagna elettorale. Ma sì, erano dei “pazzi” quelli che denunciavano il voto di scambio ma è da lì che muove la Procura di Velletri. E basta vedere ciò che è successo al momento del passaggio da Giva a Parco di Veio per capire qual è la situazione. Il sistema delle cooperative elevato all’ennesima potenza, diventato merce di scambio anche tra politici che hanno interessi diretti o indiretti nelle stesse cooperative o hanno messo all’interno personaggi fidati. Con il sindaco che, come sempre, “non sa”. E ha, per intero, la responsabilità politica di questa situazione. Così come del clima nel quale sono costretti a vivere i dirigenti.
Sì, deve dimettersi Patrizio Placidi, deve farlo per la situazione nella quale è ridotta la città, ormai sommersa dai rifiuti. Deve lasciare perché il piano finanziario portato in consiglio comunale era e resta incomprensibile, soprattutto perché i cittadini di Anzio pagano praticamente il doppio di quelli di Aprilia o Velletri. E pagano anche per i servizi affidati sempre alle solite cooperative, oggi al centro dell’inchiesta. E pagano con aumenti ogni anno (più 33% il 2014 rispetto al 2013), altro che le dichiarazioni dell’assessore al quotidiano “Il Tempo”. E pagano non sapendo, realmente, qual è la percentuale di differenziata perché le formule al 70% dell’assessore – che la maggioranza ha fatto proprie senza colpo ferire – non esistono.
Non è tutto, perché è ormai evidente e che nel tentativo di perpetuare il sistema del collocamento di disperati ci si è inventati la figura di ispettori ambientali che dovrebbero fare i controlli, hanno elevato anche qualche multa che sembra non potessero fare, ma soprattutto sono persone prese per fame. Sì, per fame: accontentate con 10 euro al giorno di “rimborsi”, la promessa di essere in servizio per sei giorni a settimana, in modo di portare a casa 250-300 euro al mese. I criteri di scelta? Mai conosciuti. I pagamenti? Ci sono i provvedimenti di liquidazione a tempo di record, ma i mandati ancora no. E allora si dovrà tornare da Placidi a chiedere…
Un’ultima annotazione. In un acceso intervento all’Astoria l’allora presidente del consiglio comunale, parliamo sempre di Placidi, si affrettò a dire che avrebbe diviso a metà con gli avvocati i risarcimenti ottenuti dai giornalisti che si stavano occupando di lui. Nell’attesa, almeno per questa indagine, deve cominciare a pagarli per intero.