La delibera bocciata all’assessore Giorgio Zucchini, un problema che resta e che si riproporrà a stretto giro. Strettissimo: recuperare i circa 15 milioni di euro che per un motivo o per un altro il Comune non ha riscosso. I famosi residui attivi che sono tutt’altro che “normali” e che continuano a essere una spina nel fianco del bilancio di Anzio. Il motivo è semplicissimo: si continua a spendere senza alcuna certezza delle entrate. Non c’è ancora un quadro preciso relativo alla Tares dello scorso anno, ad esempio, ma è noto che la stava pagando circa il 55% dei cittadini. E non andrà meglio, adesso, con la Tari.
E’ vero, ad Anzio c’è una propensione elevata a non versare i tributi locali, avvalorata dal fatto che tanto nessuno è andato a cercare gli elusori ed evasori, né si è mai investito sulla creazione di una cultura del contribuente. Difficile – sempre per fare un esempio – far credere che sono soldi spesi bene quelli versati con la tassa per i rifiuti, pure aumentata rispetto allo scorso anno, quando la città è sommersa dall’immondizia.
Allora ecco la soluzione per provare a recuperare e fare cassa, quella della famosa delibera che non poteva passare come niente fosse ma che, adesso, verrà fatta ingoiare come un’amara medicina. Insieme alla vicenda della fidejussione per la Capo d’Anzio, questa è la prima emergenza da affrontare ora che le ferie sono finite e il Comune si ripopola dopo un mese nel quale politici e dirigenti se la sono presa giustamente comoda.
Il Consorzio con sede in Campania, scelto non si sa come da Zucchini – esistono realtà anche nel Lazio, la Provincia ha messo in piedi una struttura analoga – sarà fatto ingoiare alla maggioranza come una pillola amara ma necessaria. E magari basterà promettere che qualche notificatore di cartelle sarà “assunto” tra gli amici….
Il motivo è semplice: non c’è più un euro, la cassa del Comune è al collasso, le anticipazioni non sono più possibili e per di più c’è un mutuo da pagare. Il sindaco Luciano Bruschini si è sempre vantato di non averne fatti, ora è stato costretto a contrarlo con la Cassa depositi e prestiti per pagare 10 milioni e più di debiti pregressi.
Debiti che se non ci sono entrate, continuano a crescere. Così arriva il Consorzio campano, ultima strada per provare a non dichiarare il fallimento.
Io quando sento di società di recupero crediti con sede in Campania,scelte come tu dici non si sa come,sento un brivido dietro la schiena……
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