Anni fa, quando ancora lavoravo a Latina Oggi, i colleghi mi regalarono un pezzo di carta vetrata. Era un modo per sottolineare che sono un tipo ruvido nei rapporti, scontroso, burbero e via discorrendo. E’ un po’ il nostro lavoro a portarci a questo, ma quel piccolo pezzo di carta vetrata l’ho portato sempre con me. Mai avrei immaginato, oggi, che ispirasse addirittura un sonetto nel quale c’è l’essenza del mio essere giornalista. Un autore che vuole restare anonimo, di sicuro un pensiero bello e inaspettato che, in redazione, sarà affisso a fianco della carta vetrata. Grazie!
Scrivo a te, fiore de’ campo
che usi le parole come n’ lampo..
che illumina la notte anco più nera
cercanno verità… senza bandiera
L’appartenenza n’vero nun è pe’ li scrittori
armeno de’ quelli liberi…
dai più e…dagli editori
Che er potere vero poi de grazia…è quello de’ riporta’ giustizia..
n’ dove se’ subbita n’ ingiustizia….
Per questo scrivo a te che come er vento…
porti ai meschini pene e anco spavento…
A te che sei come na’ folata…
che smove si la carta…
ma solo se vetrata!!