
Il campo di Falasche sarà riconsegnato oggi, 7 settembre, al Comune di Anzio. Quello che la società aveva realizzato, contando di poter restare, finirà a Lido dei Pini e l’attività agonistica continuerà. Restano fuori i famosi “regazzini” (ma ci saranno delle navette) che ieri sono stati portati a protestate a Villa Sarsina. Dispiace per loro, ma qualcuno dovrebbe dirgli che quel campo chiude troppo tardi. Sì, perché per anni – lì come in piscina, nelle sedi dei partiti come in locali dati ad associazione e divenuti vere e proprie attività – è stato consentito di tutto in nome della politica. Dei consensi. Solo apparentemente dei “regazzini”. I quali, insieme ai loro genitori, oggi – se vanno via, ma anche per essere stati lì finora – dovrebbero ringraziare i sindaci De Angelis-Bruschini-De Angelis e solerti dirigenti come Patrizio Belli (arrivato con un titolo per un altro, che fa…) e il signorsì Luigi D’Aprano. Poi tutto il codazzo di porta-voti al centro-destra, a cominciare da Alberto Alessandroni e i vari accoliti in cerca di un po’ di potere.
Ah, ai “regazzini” andrebbe fatto leggere – a futura memoria – cosa è scritto nella relazione che ha portato allo scioglimento del Comune per condizionamento della criminalità. E’ storia, non si potrà cancellare, è una delle pagine più brutte (lo scioglimento) di quanto accaduto in questa martoriata città governata negli ultimi 25 anni sempre dalla stessa coalizione.
Leggiamolo insieme: “Particolare attenzione è stata posta dalla commissione d’accesso alle procedure di affidamento di un impianto sportivo comunale che hanno disvelato irregolarità, clientelismo e il sistematico sfruttamento di risorse pubbliche favorite dalle inerzie e dai ritardi dell’amministrazione comunale. A tal proposito, viene riferito che l’impianto sportivo era stato dato in gestione ad un’associazione sportiva dilettantistica che ha maturato negli anni un consistente debito verso il Comune di Anzio, ma tale ente locale non ha provveduto a revocargli l’affidamento, come invece prevede il regolamento comunale. Nel frattempo l’originario gestore si è fuso con altra società sportiva, assumendo una nuova denominazione, ed ha richiesto il subentro nella concessione dello stesso impianto. Nonostante la sostanziale continuità amministrativa con la precedente gestione – le due gestioni condividono infatti alcuni nominativi ricoprenti le cariche direttive, tra i quali anche un consigliere comunale, convivente con un soggetto di rilevata caratura criminale – e la sussistenza del debito pregresso non estinto, il comune ha consentito alla nuova associazione di continuare ad utilizzare il bene comunale per oltre due anni senza averne titolo e senza che il credito vantato dal comune fosse soddisfatto. Nella relazione viene riferito anche di un parere legale appositamente richiesto che ha rilevato la illegittimità di tale procedura e nel quale viene precisato che il nuovo soggetto ha assunto i diritti e gli obblighi dell’originario gestore, subentrando, dunque, anche nell’obbligo di pagamento dei debiti pregressi verso il Comune”. Debiti che sono, credete, l’ultimo problema. Lo sfratto è avvenuto troppo tardi. Chi ha consentito, negli anni, che su un impianto pubblico si configurasse una maxi evasione Iva? Chi ha dato un finanziamento per fare il manto sintetico “dimenticando” di farselo restituire se non tardissimo? Chi ha accettato preventivi arrivati in Comune prima che la società chiedesse di fare i lavori? Chi ha fatto un bando su “misura” perché per ottenere l’impianto era necessario avere una determinata categoria? Li ho scritti sopra, loro direttamente e chi ha contribuito a che ciò avvenisse. L’impianto di Falasche, lo ripeto da anni, è la punta dell’iceberg della fallimentare gestione del patrimonio del cosiddetto “modello di amministrazione” ma leggendo i commenti sui social di questi giorni, chi (persino da sinistra) si stracciava le vesti in nome dello sport e degli investimenti fatti, tutto ciò si è innestato su una città allergica alle regole. Per non dire peggio.
Su un brodo di coltura che risponde all’equazione “c’avemo i voti e famo come ci pare” e che ha favorito anche la criminalità organizzata, ma al tempo stesso ha rappresentato la sistematica violazione di regole elementari spesso mascherandole dietro ai “regazzini” o altre finalità apparentemente sociali. Non funziona così e stupisce che la destra “ordine e disciplina” oggi si preoccupi se qualcuno – la commissione straordinaria – quelle regole le fa rispettare. Cominciasse a farlo ovunque, anzi sta impiegando sin troppo tempo e su alcune vicende sembra in perfetta continuità. Ma lo facesse, perché abbiamo bisogno di ripartire da quella che mi è sempre piaciuto chiamare legalità delle cose quotidiane.
Che esista una città allergica è noto, così cpme sappiamo che in Comune sono stati fatti (prima e oggi) figli e figliastri rispetto ai debiti delle società sportive, ma poi i risultati sono quelli contenuti nelle pagine dello scioglimento. Le più brutte
ps, quando, non contento della risposta ottenuta su un accesso agli atti, presentai un esposto in Procura citando la potenziale truffa al Comune di Anzio, il magistrato si affrettò ad archiviare dicendo che per l’accesso agli atti c’era il Tar…. Si sa, ad Anzio il mare era ‘na tavola e ci ha dovuto pensare la Dda a intervenire
ps 1, quando feci notare a De Angelis che era inopportuno avere Alessandroni assessore per il contenzioso in atto anche sul caso Falasche, venni aggredito alla fine dell’unico consiglio comunale al quale presi parte
ps 2, per chi vuole approfondire quanto ho sostenuto negli anni, basta cliccare qui