“Ma solo”, ci rivediamo in Ciociaria

Quattro anni di Sardegna vuol dire, se uno ci vive dentro, insieme, almeno imparare il dialetto…” Fabrizio De Andrè perdonerà se uso questa sua frase che introduceva il brano “Zirichiltagghia” per dire che 3 anni di Ciociaria, standoci dentro, ti consentono di imparare qualcosa anche del dialetto.

Tre anni che hanno permesso, soprattutto, di apprezzare una terra meravigliosa. Ho salutato i collaboratori della redazione del Messaggero (è la foto sopra), i colleghi con i quali ho condiviso questo periodo nella prima linea straordinaria rappresentata dal giornalismo “di prossimità“. Il più affascinante e difficile, perché devi stare molto più attento di quelli che l’indimenticato Gigi Cardarelli chiamava “inviati di un giorno“. Quelli che arrivano, scrivono, se ne vanno e non li vedi più.

No, in provincia le persone delle quali scrivi le incontri quotidianamente e quando accade qualcosa – nel rispetto dei ruoli – devi sempre fare il tuo mestiere, ma proprio per questo hai il dovere di farlo meglio possibile. Cercando sempre di verificare tutto e bene, di avere le fonti giuste, il modo migliore per dire che i giornalisti – se fanno questo – servono ancora al tempo della “disintermediazione”. Spero di averlo fatto in questo triennio, così come in passato.

Fare il capo di una redazione è un impegno importante, soprattutto in un territorio vasto come quello della provincia di Frosinone che conta 91 comuni e che ho avuto la fortuna di girare in lungo e largo. Se non sono stato a Terelle mi perdoneranno, se mi è mancata Vallecorsa o Strangolagalli, so con chi prendermela (!). Ho scoperto comunque un territorio affascinante, ricco di storia, di tradizioni, capace di andare oltre i campanili quando c’è da decidere qualcosa per il territorio. Uno spirito di appartenenza che non ho riscontrato a Latina, nelle precedenti esperienze professionali, o nella “mia” Anzio. In Ciociaria no, fino a un minuto prima si spaccano ma quando c’è da decidere trovano una quadra. Chissà se riusciranno per la Tav, ad esempio, ma è un augurio sincero che lo facciano. Come la mobilità sostenibile nel capoluogo o una soluzione per la vertenza Stellantis.

Ci sono tanti episodi che potrei raccontare di questi tre anni, molti sono legati alla cronaca (“una priorità“, come ripetevo ai collaboratori) altri ai momenti straordinari come la promozione del Frosinone in Serie A (forza, si può e si deve mantenere la B) o il recente G7 o con la visita del Presidente Mattarella. Altri ancora per le persone incontrate, dai ragazzi del Centro disabili che ci hanno regalato la M stilizzata del Messaggero che fa bella mostra in redazione, a chi aveva difficoltà e ha deciso di aprirsi e raccontare attraverso le nostre pagine. All’esperienza con i detenuti (grazie, Teresa) a chi siamo riusciti ad aiutare con un nostro articolo o ci ha seguito sui social segnalandoci degli errori quando c’erano, fino a chi ci ha spronato ad andare avanti su alcune iniziative, a quanti hanno coinvolto me oppure i colleghi in iniziative promozionali o culturali. Nel fare la “classifica” degli eventi estivi dell’ultima stagione, per esempio, abbiamo faticato a “bocciare” qualcuno perché sono ormai tradizioni consolidate – non lo scopro io – quelle che si tengono a Veroli oppure ad Anagni, a Ferentino oppure ad Atina, in Val Comino, a Sora, Isola Liri o da Collepardo ad Alatri (ma quante Madonne ci sono da festeggiare a Tecchiena piuttosto che al Laguccio o Mole Bisleti?)

Ho apprezzato il lavoro ancor più di “prossimità” – quello sì – che svolgono le diocesi, le parrocchie (un grande grazie a don Paolo e don Luca) o i tanti volontari. Seguendo come sempre da vicino il settore sanitario, ho avuto modo di conoscere professionisti importanti e servizi di eccellenza anche se mi è capitato di raccontare qualche caso di malasanità. La responsabilità dei quali, attenzione, sono solo all’ultimo di medici e infermieri, perché spesso a monte c’è una mancata programmazione unita alla carenza di mezzi e personale.

Ho conosciuto imprenditori illuminati, amministratori pubblici che tra mille difficoltà cercano di dare risposte, sindaci che non hanno mai alzato la voce di fronte a ciò che scrivevamo, dirigenti scolastici appassionati (Maria Rosaria su tutti, altri mi scuseranno), uffici stampa disponibili, investigatori capaci. Così come i colleghi delle altre testate, con i quali c’è sempre stato grandissimo rispetto e collaborazione, sapendo che ciascuno di noi sarebbe stato comunque soddisfatto se fosse riuscito a dare un “buco” all’altro. Perché questo mestiere è così e quando si tratta di notizie, arriviamo in capo al mondo. In provincia se ne trovano tante, tantissime, peccato che ormai si inseguano semplicemente i click e questo lavoro sia radicalmente cambiato. L’ho fatto avendo sempre a mente quello che diceva Indro Montanelli e cioè che “il nostro padrone è il lettore”. L’ho fatto preoccupandomi della deontologia professionale, del rispetto delle persone a maggior ragione quando sono in difficoltà.

Ho ricevuto apprezzamenti, andando via, anche da chi non immaginavo. Porto nel cuore ogni frase dei colleghi, ogni messaggio, i versi che mi hanno consegnato. Spero di aver fatto il miglior giornale possibile con quello che avevo e di una cosa sono certo: l’ho fatto con la massima onestà intellettuale e la coscienza a posto.

Conoscevo l’accoglienza della Ciociaria, ho imparato ad apprezzarne la “tigna”. Sapevo della bellezza dei paesi, ho apprezzato il fatto di conoscerli meglio e quanta passione ci mette chi li racconta ogni giorno. Sono i corrispondenti di provincia, quelli che mi hanno fatto commuovere di più e senza i quali nessun giornale sarebbe realizzabile. Anche nell’epoca del web. A loro va il mio grazie più grande.

Ma solo” è un intercalare che appunto, se ci vivi dentro, impari. Così come altre espressioni che ogni tanto uso, ormai, nel mio parlare quotidiano. La provincia è bella anche per questo. So che Annalisa (che mi ha fatto scoprire Tecchiena, mai confonderla con Alatri) mi “litiga” – come si dice qua – perché vado via dalla Ciociaria senza essere ingrassato, nonostante le porzioni luculliane che in ogni occasione mi sono state offerte ovunque fossi invitato. So che con Stefania e Mario – che conoscevo da prima e sono stati sempre un punto di riferimento in questo periodo – abbiamo già almeno tre appuntamenti l’anno (si comincia dal carnevale….) E insieme a loro con Maria e Daniele, perfetti padroni di casa. Grazie! Potrò fare a meno del “Pezz de Pane” di Roberta, innamorata come pochi della sua terra e ambasciatrice in Italia dei prodotti locali? Assolutamente no.

Sento di mandare un abbraccio immenso a Federica, la mamma di Thomas Bricca, il ragazzo ucciso ad Alatri a gennaio del 2023. Il suo racconto è stato uno dei momenti più difficili della mia carriera, la sua forza (e quella dell’associazione “Albero di Thomas”) un esempio di come da un dolore immenso possa nascere qualcosa di positivo per i giovani. Sarò in Tribunale il giorno della sentenza e spero ci siano tutte le persone che non accettano le prepotenze di ogni forma di criminalità presente, assai, anche in provincia di Frosinone.

Tanti mi hanno chiesto, in questi anni, “ti trovi bene a Frosinone“? a tutti ho risposto “ma solo...” Se siete arrivati a leggere fin qui, avrete capito il perché. Ci rivediamo in Ciociaria.

Il premio, il museo, la chiarezza sulle sedi

salvini

(Foto Raniero Avvisati)

La giornata di ieri è stata caratterizzata da un paio di buone notizie per la nostra città. Diciamo due eventi che meritano di essere sottolineati e sui quali dobbiamo e possiamo unirci, anziché continuare a dividerci.

Il primo è il riconoscimento come “Sportivo dell’anno” a Ernesto Salvini, direttore sportivo del Frosinone calcio. Quando entrambi avevamo ancora (o quasi) i pantaloncini corti, le nostre strade si incontrarono inevitabilmente sui campi di gioco. Giovane cronista io, diviso tra radio e carta stampata – di solito chi vuole fare questo mestiere viene sempre “transitato” prima per lo sport – e ancor più giovane dirigente lui. Ha fatto molta strada, è stimato e apprezzato,  dare a lui il premio è un gesto simbolico di grande significato. Bene ha fatto Massimiliano Millaci, allora ancor più giovane calciatore, a volere istituzionalizzare questo riconoscimento. Ci sono tanti anziati, nel mondo dello sport, che fanno grandi gesta ed è sacrosanto che il Comune se ne ricordi.

Di Ernesto, ieri, mi ha colpito l’umiltà e la sottolineatura che servono impegno e dedizione nel fare il proprio lavoro. Poi che sia serie A, B o Lega Pro conta poco.

Poco dopo il Comune, attraverso un comunicato, ha ufficializzato che la sede di Piazza Pia un tempo azienda del turismo, comando dei vigili e non solo, destinata prima alla Capo d’Anzio e poi a una mai aperta collezione di conchiglie, sarà concessa al Museo dello sbarco. Un.”patrimonio della città“, per usare le parole del vice sindaco Giorgio Zucchini. Giusto dare lo spazio – quello attuale è insufficiente – altrettanto sottolineare che il museo è “di” Anzio e non una cosa privata come il suo presidente ha detto durante un convegno.

Nessuno vuole toccare il lavoro che ha fatto Patrizio Colantuono, anzi questa iniziativa del Comune ne riconosce ulteriormente il valore, ma va chiarito l’aspetto della proprietà di materiali, donazioni e via discorrendo. Pezzi, ricordiamolo, ospitati da oltre 20 anni in spazi del Comune e a spese della collettività. Lo sbarco, però, come lo sportivo dell’anno, deve cominciare a unire e non a dividere.

L’assegnazione della sede ha suscitato qualche perplessità espressa sui social. E’ legittimo che associazioni aspirino a uno spazio,  ricordiamo che il centro anziani è “provvisoriamente” ospite in quella che doveva essere la “casa delle associazioni e del mare” e che non s’è mai capito come partiti neonati avessero ottenuto sedi, per esempio. L’elenco finalmente pubblicato sul sito del Comune dopo sollecitazione del meetup  5 stelle “Grilli di Anzio” aumenta i dubbi anziché chiarire la situazione. Basta un riscontro fra indirizzo indicato e occupanti per comprendere che qualcosa non quadra. Certo è che se proprio si devono assegnare nuovi spazi sarà bene fare un bando. Pubblico e trasparente.