
Michele Crosti mentre viene allontanato dall’aula (foto Repubblica.it)
Questa ci mancava. Nella civilissima Milano si scopre che la sala contiene troppe persone rispetto a quelle che potrebbero starci e viene mandato via – senza troppe buone maniere – il cronista di Radio Popolare Michele Crosti. Una scusa.
Si presentavano i conti dell’Expo e la candidatura del commissario all’esposizione, Giuseppe Sala, alle primarie del Pd. Via via sono stati fatti uscire gli altri giornalisti, ai quali è stata riservata una postazione con diretta streaming. Dalla quale, per esempio, era quantomeno difficile porre domande.
Conosco “Michelino” per l’attività nell’Unione cronisti e per quella da giornalista appassionato nella “sua” Milano, constato dopo la vicenda di ieri che non solo tutto il mondo è paese ma che se uno che racconta la realtà fuori dal coro, come Crosti, è il primo a subirne le conseguenze.
Succedeva anche in Provincia, a Latina, con i giornalisti tenuti nella sorta di “acquario” del Consiglio nella sala Cambellotti, per esempio, quando non costretti a restare fuori perché di una testata ritenuta “scomoda“.
E’ successo ad Anzio con l’identificazione, succede ovunque nel nostro Paese, come ci ricorda l’osservatorio di Ossigeno.
Il problema, al solito, è chi racconta, mai chi ha il dovere di far sapere ciò che fa in virtù dell’incarico pubblico – di norma pagato dai cittadini – che riveste.
E’ la civilissima Milano, certo, ma mal comune in casi del genere non è mai mezzo gaudio.