Referendum, il mio Sì è noto…

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Scrive l’autorevole giornalista Riccardo Cucchi sul suo profilo facebook e condivido: “Questa orrenda campagna elettorale rischia di farci perdere di vista qual è il diritto – dovere che dobbiamo esercitare : 1 – se riteniamo che i nuovi articoli della Costituzione siano migliorativi, dobbiamo votare si 2 – se riteniamo che i cambiamenti siano peggiorativi dobbiamo votare no“.

Sintesi che è propria di chi fa radio e che ricorda, a tutti noi, per cosa siamo chiamati alle urne. Il resto è stata la polemica di questi giorni e di questa lunga campagna elettorale.

Li ritengo migliorativi ed è  noto che voterò Sì, rispettando l’opinione di quanti – fra i quali molti amici e conoscenti – sceglieranno il contrario. Lo farò non per Renzi, le banche, le menate varie ma semplicemente per quello che è scritto sulla scheda elettorale. E che è stato scritto – giova ricordarlo – come previsto dalla Costituzione che non si può difendere solo quando ci piace.

Arriviamo a questo appuntamento dopo il voto parlamentare, a più riprese, che non ha avuto la maggioranza richiesta dalla Costituzione e pertanto sarà sottoposto al giudizio dei cittadini. Dovremmo esserne felici, perché le garanzie c’erano, ci sono e ci saranno ancora.

Voterò Sì perché sono stufo dei “rimbalzi” tra un ramo e l’altro del Parlamento, delle lungaggini della politica, delle maggioranze da rabberciare – compresa quella attuale – per governare un Paese. Chi vince governa, chi perde fa opposizione e fra cinque anni si presenta come alternativa. Per l’Italia, non contro il presidente del consiglio di turno, ieri Berlusconi e oggi Renzi. Portando proposte, non semplicemente attaccando l’avversario politico quando si vota.

Ho ascoltato dibattiti per il “” e per il “No“, ci sono questioni tra questi ultimi degne di nota e che andrebbero fatte proprie, ma fra 730 parlamentari domani e 945 da tenermi per chissà ancora quanto, scelgo di ridurli. Fra il Cnel eliminato domani o tenermelo chissà ancora quanto, lo tolgo. Se serviranno più firme per chiedere un Referendum abrogativo ma il quorum sarà più basso, mi sembra una garanzia per chi propone i quesiti e non una diminuzione di democrazia. Fra l’altro parlano e hanno parlato tanti che per decenni osteggiarono i grandi e indimenticati referendum dei Radicali che vincevano, loro sì, praticamente soli contro tutti.

Fra consiglieri regionali che non prenderanno più cifre spropositate domani e doverli tenere con super stipendi per chissà ancora quanto, preferisco il vecchio adagio di chi deve riscuotere dei soldi e dice “pochi, maledetti e subito“.  Dei risparmi – ad esempio – si è parlato a lungo,  Openpolis offre un quadro reale e “terzo“. Ecco, tra lasciare la situazione attuale e avere 86 milioni di euro eliminati subito, altri 30 potenziali ma praticamente certi, preferisco fare tagli di questo genere.

L’Italicum? Non è soggetto al referendum e i “combinato disposto” lasciamoli ai giuristi. Se Renzi se ne va, votiamo con questa legge e va a finire come nel ’94, quando si criticava il Mattarellum perché la Dc avrebbe preso “meno voti e più seggi“, ma una volta vinte le elezioni erano tutti pronti a occupare – la volta successiva – i collegi “sicuri“. Oggi – tra vecchi e nuovi della politica, seguaci del “guru” compresi, c’è chi farebbe i conti per vedere se sarà fra i 340 di chi prende il premio di maggioranza.

Fra cambiare e lasciare tutto com’è, pensando che domani si farà un accordo che in Italia non si riesce a fare da 70 anni, provo a cambiare.