Don Ciotti ad Anzio, la pesante assenza della Commissione

L’immagine è del Tg3Lazio

In un Comune sciolto per condizionamento della criminalità organizzata l’arrivo di don Luigi Ciotti ad Anzio avrebbe imposto la presenza istituzionale della Commissione straordinaria, con tanto di fascia tricolore. Un segnale per dire che lo Stato c’è e che coloro che sono stati mandati per gestire l’ente locale e ristabilire almeno le regole della legalità quotidiana, sono presenti. Per dire, a gran voce, perché sono qui e non “lasciar perdere” come sottolineato in qualche occasione. Sarebbe stato un segnale, appunto, ma nessuno dei tre componenti della Commissione ha trovato il tempo e il modo di esserci. Vogliamo sperare che non c’entri il fatto che fosse nel fine settimana…

Si è delegata, e ha fatto un intervento condivisibile, la dirigente Angela Santaniello. Più di un saluto, il suo, la sottolineatura che il Comune è la prima linea, è il posto dove i cittadini chiedono risposte a volte immediate.

La Commissione ha ereditato una situazione pesante, non possiamo dire che abbia brillato in questo anno e qualche mese, non ci aspettavamo certo una rivoluzione che non le compete, ma basta fare un giro in città per rendersi conto che le cose non vanno. Perché no, chiedere a tutte quelle “brave persone” che ama citare la prefetta Scolamiero cosa pensano dell’operato della Commissione stessa.

Magari ci spiegheranno che avevano impegni, comunque che l’ente era rappresentato o che il cerimoniale non prevede la fascia, d’accordo. Ma un segnale andava dato. Perché come ha ricordato don Ciotti le cose dobbiamo chiamarle per nome e qui la ‘ndrangheta (ma non dimentichiamo la camorra) ha messo radici. E in quella “prima linea” che è l’ente locale più di qualcuno si era avvicinato come dimostra l’indagine Tritone ma come era scritto nelle precedenti, per reati “ordinari”. La politica che fino a un certo punto aveva rappresentato un argine, ha abdicato al suo ruolo e i cittadini, buona parte dei cittadini (è la democrazia) ne sono stati felici. Il fondatore di Libera ha ricordato anche che “la violenza penetra in profondità nel tessuto sociale e nei modi d’essere delle persone” e di toni forti ne abbiamo sentiti spesso, in Consiglio comunale. E’ stato un modo di fare che forse si è “adagiato” all’involuzione della città e che oggi ribadisce a gran voce: non ci hanno arrestato, non siamo indagati, siamo candidabili fino alla sentenza di Cassazione, è stata tutta una montatura.

No, non lo è stata. Lo dicono le carte di Tritone, quelle della commissione d’accesso, la situazione che la Commissione si è trovata ad affrontare con un “modello di amministrazione” che forse lo era per il sistema Anzio messo in piedi e non per la cittadinanza tutta. Quella che in larga misura ha abbandonato, non ha votato (e attenzione, non è che voti solo da una parte) e che deve tornare a impegnarsi perché come ha ricordato sempre don Ciotti “la democrazia è partecipazione”. Lo abbiamo ampiamento perso, questo concetto, ma per fortuna sabato c’erano associazioni, ragazzi, giovani e non alla chiesa del Quartiere Europa, che non hanno ancora abdicato.

Soprattutto a loro andava detto, simbolicamente, con la fascia tricolore indossata, che lo Stato c’è.

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