Stavolta non c’è scusa. Non ci sono i sacerdoti delle procedure del centro-sinistra, né quelli che andavano a Roma a dire che il porto non andava fatto. No, stavolta c’è una concessione, c’è un crono-programma invertito a tempo di record dalla Regione – guidata da un cento-sinistra più illuminato, evidentemente, del precedente – e c’è un porto che non solo fatica a iniziare ma rischia di essere definitivamente affossato ancora una volta sull’altare della “politica“.
Le dimissioni di Luigi D’Arpino sono solo l’ultimo passaggio del fallimento non tanto del progetto, quanto di come il sindaco lo ha gestito. Luciano Bruschini, con l’inversione del crono-programma avuta in due mesi (la Polverini ce ne mise quattro a fare l’accordo di programma già scritto e un anno a dare la concessione) e le ultime sentenze del Tar, può mettere domani mattina la prima pietra.
C’è un piano finanziario che lui stesso ha approvato in assemblea dei soci della Capo d’Anzio. Ci sono le diverse fasi che può solo fingere di non conoscere, essendo creduto da chi del porto sa a malapena dove si trova.
Invece fantastica di un bando che – se va bene – vedrà la luce tra 18 mesi. Oggi questa idea sta al nuovo porto come quella del Pd, di alcuni anni fa, di chiedere di rifare il progetto e le procedure. Perché il bando si fa con un progetto esecutivo, perché la valutazione d’impatto ambientale esistente è scaduta e quindi va rifatta, perché si deve tornare in Regione e dire: “Oh, ci siamo sbagliati, invertiamo l’inversione….”
Perché il bando, allora? Per lasciare al loro posto gli ormeggiatori che stanno creando un problema politico alla maggioranza? Troppo poco. Certo, nell’inversione vanno mandati via e con loro va trovata una soluzione. Il sindaco aveva il dovere di farlo quando la Regione ha dato il via libera al nuovo crono-programma. Non lo ha fatto e oggi è troppo facile dire che non sapeva del bando per assumere ormeggiatori. Con i quali – speriamo Bruschini ne sia a conoscenza – era stata esaminata una “ipotesi di puntuazione” in grado di soddisfare le esigenze di tutti e sulla quale ragionare. Chiaro che se lì era scritto X oggi, dopo che hanno perso il ricorso, dopo che la Capo d’Anzio non ha potuto essere operativa, ha da essere X meno qualcosa. Non si può dire “abbiamo scherzato“, fermo restando che non vanno creati disoccupati né si deve rinunciare a chi conosce il porto.
Perché il bando, allora? Per far fuori il socio privato, Renato Marconi, al quale non è stata fatta causa tre anni fa e che, prima o poi, presenterà un conto salato se salteranno accordi che lo stesso sindaco ha firmato? Forse. O magari perché tra gruppi russi e americani dei quali si è spesso parlato è arrivato un neonato Consorzio che vanta una non meglio specificata linea di credito in una banca della Turchia e ha precisi sponsor nella politica cittadina? Dal porto che volevano realizzare grandi gruppi internazionali a un Consorzio rispettabilissimo ma “de noantri“. Tutto può essere.
D’Arpino, allora, messo a fare il presidente per un preciso accordo politico che Bruschini ha rispettato e confermato – con lo stesso D’Arpino che alle ultime elezioni ha “rinnegato” l’ex amico Candido De Angelis – e che ieri ha ricordato di essere stato “un soldato fedele“. E’ vero. L’ex presidente della Capo d’Anzio ha mille difetti e altrettanti torti, ma ha rispettato il mandato avuto dall’assemblea dei soci. Lo ha fatto spesso a modo suo, con il suo fare guascone, con esternazioni fuori luogo sui social media, alzando qualche volta la voce, ma ha portato avanti quanto deciso dall’assemblea, sindaco in testa. Al suo posto ce ne saremmo andati prima, quando Bruschini dopo aver fatto una cosa nella stessa assemblea dei soci, ne annunciava un’altra in Comune. “Il sindaco mi ha abbandonato” – ha detto D’Arpino. Non l’ha fatto ieri, ma da tempo. Con le affermazioni in Consiglio comunale che smentivano le decisioni prese alla Capo d’Anzio, quale rappresentante del 61% delle quote e cioè dei cittadini. Quelle che rischiamo di perdere per legge se la Capo d’Anzio non dimostra di avere un “core business“. Quelle che rischiamo di perdere per non aver deliberato in Consiglio comunale il “controllo strategico” e per avere mandato alla Corte dei Conti un piano di razionalizzazione su un modello pre stampato ignorando persino che la Capo d’Anzio, nel frattempo, due dipendenti li aveva assunti.
Oggi Bruschini esprime solidarietà al presidente e fa bene, il clima irrespirabile di questa città che va dai giornalisti infami alle minacce a D’Arpino, da evocare le “schioppettate” in Consiglio comunale alle pressioni sull’appalto dei rifiuti, non è più tollerabile. Ogi invita D’Arpino a ripensarci, ma dimentica di dire che ieri era con Candido De Angelis a prospettare l’ipotesi di un nuovo presidente.
E’ la “politica”, così ci spiegano. La stessa che ha impedito, dal ’98 a oggi, da destra a sinistra, da chi chiedeva pareri a chi li dava “a soggetto” a questo porto di vedere finalmente la luce.
C’è una strada per farlo? Certo: un presidente di garanzia non della politica, ma della realizzazione del porto che deve partire dalla sistemazione e gestione dell’attuale e per il quale – nel frattempo – si può anche lavorare al bando. Altri percorsi non sono fattibili. A meno che non vogliamo continuare a prenderci in giro.
Dal ’98 a oggi – ed è un peccato averci creduto – ne abbiamo abbastanza.