Porto, un andazzo che non piace

marinedi

E’ rinviato a data da destinarsi il consiglio d’amministrazione della Capo d’Anzio che oggi avrebbe dovuto valutare gli sviluppi della situazione dopo la vittoria al Tar e l’ormai “famoso” bando che il sindaco ha nuovamente annunciato in Consiglio comunale, con tanto di particolari.

Le assenze congiunte di alcuni consiglieri d’amministrazione e le divergenze tra questi e il sindaco – ormai palesi – hanno fatto rinviare la discussione, portando ulteriormente la società verso una certa dismissione. Poco importerà, alla fine, se controllata o partecipata, il decreto che il governo si appresta a varare ci costringerà a cedere. Faremo pure le barricate, non c’è dubbio, ma continuiamo a non capire ciò a cui assistiamo.

Proviamo a ricapitolarlo: l’assemblea dei soci vota per l’inversione del crono programma nel 2014 e la ottiene dalla Regione, approva – sindaco presente – un piano finanziario per sostenere in proprio l’avvio dell’iniziativa attraverso la sistemazione e gestione del bacino attuale.

Il sindaco “dimentica” o finge di non sapere cosa ha deciso in assemblea e la “road map” firmata con il socio privato e dice che farà il bando, anzi caccerà Marconi, al punto da intentare – tre anni dopo il parere chiesto allo studio Cancrini – una causa dalla quale difficilmente usciremo vincitori.

La società vorrebbe avviare l’attività ma i legittimi ricorsi di Cooperative di ormeggiatori e Circolo della vela ne limitano l’operatività per la stagione 2015, al punto che si rischia seriamente il default finanziario.

La Capo d’Anzio vince al Tar, potrebbe finalmente avviare la gestione e il piano previsti e approvati dall’assemblea, ma il sindaco dice che non è il caso: si fa il bando e si parla con gli ormeggiatori, sembra promettendo loro che tanto resteranno al loro posto. Ne va, in questo caso, anche della tenuta della maggioranza e dei ritrovati rapporti con Candido De Angelis.

Il quale ha ragione quando dice che se gli ormeggiatori non avessero firmato oggi non saremmo qui, non c’è dubbio, ma nessuno aveva messo in conto allora l’inversione del crono programma e tutto il resto. Un riconoscimento devono averlo, certo, ma non hanno più dopo il ricorso la forza di prima.

In tutto questo il piano di razionalizzazione della società è affidato, con ritardo, a un esterno (possibile che in Comune nessuno potesse farlo? Tanto poi hanno sempre il 100% di indennità di risultato….) che mette insieme dieci pagine e scrive a più riprese che la società è in fase di “sturt up“.  Quel piano, con un preciso mandato, era arrivato all’inizio di aprile in consiglio comunale, ritirato e mai più presentato. Perché? Diceva chiaramente che era necessario: “mantenere il controllo strategico del Comune sulla società, data la conformazione e la storia del porto di Anzio, nonché per le ricadute che la realizzazione dell’iniziativa può avere in termini di opere pubbliche e occupazione“. Chiedeva di “razionalizzare le spese della Capo d’Anzio sulla base di quanto previsto dai verbali di assemblea e del consiglio d’amministrazione nonché del business plan della società” e dava mandato agli uffici di “provvedere a quanto stabilito dalla Corte dei conti in termini di controllo analogo e iscrizione nel conto d’ordine della fidejussione“.

Quest’ultima, nel frattempo, il Comune l’ha pagata ma ora rischia di essere beffato e dover cedere le quote. Forse avrebbe rischiato anche con quella delibera, ma era un segnale chiaro. Invece si continua con un andazzo che non piace affatto, dimenticando che la Regione ha invertito il crono programma perché finalmente si avviasse un’opera che secondo la concessione originaria doveva essere – ormai – in pieno cantiere.

Parlare di bando, oggi, è lecito ma oltre ad avere un altro anno di stop tra pubblicazione della gara, offerte e via discorrendo significherebbe dover dire alla Regione che con quell’inversione abbiamo scherzato. Così come con i business plan e tutto il resto.

Finché saremo proprietari del 61% in quanto cittadini, qualcuno vuole spiegare a che gioco stiamo giocando? E la Regione vuole finalmente farci capire se il porto è ancora suo o ha deciso di appaltarlo a Marconi o chi per lui?

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