Ha ragione il vescovo, Marcello Semeraro, che ieri ha ricordato aprendo l’anno Innocenziano come esistano fatti e personaggi che danno il senso di una comunità e dell’appartenenza. Papa Innocenzo XII, il pontefice al quale dobbiamo la rinascita di Anzio o se vogliamo la nascita di Anzio moderna, è uno di questi.
Riscoprire questa figura, con l’auspicio che il quarto centenario della nascita sia l’inizio di un percorso, può dare a questa città uno dei momenti di aggregazione in grado di superare ogni divisione. Anzi, può rappresentare un settore nel quale sviluppare quel turismo religioso che altrove è scontato e qui è da costruire.
Per questo ieri sarebbe stato bello avere qualche consigliere comunale in più, avere soprattutto chi ha criticato spese che hanno da essere trasparenti – ci mancherebbe – ma mai come in questo caso erano necessarie. Perché Innocenzo XII, come Sant’Antonio, come Nerone, come lo sbarco, sono ciò che dovrebbe unirci a prescindere.
Chi segue questo spazio e ha letto in passato il Granchio sa bene quali critiche sono state mosse al “Palio del mare”. E’ una tradizione che non abbiamo, quella del palio, e non c’erano contrade ad Anzio, ma inserito in questo contesto ha una sua ragione di essere. Poi il parroco padre Francesco Trani ha sottolineato, a più riprese, la richiesta del sindaco Luciano Bruschini che le cose siano “fatte bene”.
Le premesse ci sono, proviamo a unirci una volta. Hai visto mai…