
Ci sono notizie che ti lasciano senza fiato. La morte di Francesco Squintu è una di queste. Un infarto fulminante lo ha portato via, mentre ad Anzio, a Villa Sarsina, si scriveva una pagina di storia alla quale aveva dato il suo contributo. Ho conosciuto Francesco sette anni fa, alla vigilia della mia candidatura, nella sede del Pd. Abbiamo trascorso insieme quei mesi, fino alla sonora sconfitta, scoprendo che avevamo una comune provenienza dai Radicali e che sui diritti ci trovavamo sempre. Ricordo gli incontri alla neuropsichiatria di Villa Albani per affrontare i problemi e cercare soluzioni, in un modo che solo chi vive in casa un’esperienza del genere può fare. Si era candidato, come tutti senza grande successo, non aveva mai mollato prima con Italia Viva e poi nel lungo e difficile percorso – tra un caffè e l’altro, a disegnare possibili scenari – che ha portato all’intesa per Lo Fazio sindaco, fino alla vittoria inaspettata. E per questo ancora più bella: “La strada è cominciata sette anni fa. Non si arriva alla fine se non si parte. Con pazienza si semina anche quando sembra inutile. Ciò che sembrava impossibile si è realizzato. Per me una fetta della gioia di ieri nasce da quella sconfitta” – ha scritto sotto un mio post che celebrava quel momento, il 3 dicembre.
E quando ho detto che il blog avrebbe cambiato pelle, settimana scorsa: “Serviranno sempre le tue parole. Che saranno da sprone alla nuova classe politica emergente della nostra Città, per non cadere negli errori del passato. Ripristinare la normalità amministrativa, un rapporto non più da sudditi con i Cittadini e un occhio al futuro“. Oggi vorrei tanto che queste parole non servissero, perché sono velate di tristezza.
Francesco, orgogliose origini sarde, dirigente d’azienda e consulente, poteva forse non essere “portodanzese” ma ha avuto a cuore questa città mettendosi sempre a disposizione e portando una passione senza eguali in tutto ciò che faceva.
Possiamo solo fare una promessa, caro Francesco: non molleremo.