Porto, se fosse la volta buona per una soluzione pubblica condivisa

Non c’era bisogno che la dimissionaria amministratrice della Capo d’Anzio, Cinzia Marzoli, si recasse in Regione a dire che il progetto del porto non è realizzabile. Avevamo scoperto con “il Granchio”, ormai quasi venti anni fa, che Italia Navigando – allora partner teoricamente pubblico della società – diceva al Salone nautico di Genova “tanto non si farà mai”. E spingeva per Fiumicino.

Sempre allora, dopo aver creduto (sbagliando, ahimè) al raddoppio del bacino, scoprimmo con banali visure camerali che Renato Marconi era socio della Capo d’Anzio e che questa, quindi, non era più pubblica. Né l’allora sindaco, Candido De Angelis, né il suo successore, Luciano Bruschini, fecero abbastanza per riprendersi le quote. Il resto è storia recente, di un carrozzone – la Capo d’Anzio – creato per realizzare e gestire il porto e che si trova a fare – male, malissimo – solo la seconda cosa. Di una società che era ed è il reale problema da affrontare e risolvere, se si vuole dare un futuro al bacino portuale di quella che resta una gloriosa città di mare caduta in misera disgrazia.

Per anni si è dibattuto sul progetto, ancora oggi c’è chi “brinda” perché era sbagliato (andavano forse bene Marine investimenti del ’90? O quelli che intervenivano per far rinviare le conferenze dei servizi?), quando la realtà dice che la Capo d’Anzio immaginata per fare quel porto e lasciarlo pubblico è stata, purtroppo, l’inizio della fine. Con partite giocate altrove, in più di qualche salotto romano, purtroppo.

Con l’addio della Marzoli (secondo una versione di “radio Villa Sarsina” voleva liquidare la società, secondo un’altra ha solo un incarico più prestigioso da svolgere) sono 7 i presidenti e/o amministratori che si sono succeduti alla guida della società, a lei va riconosciuto di aver finalmente fatto ordine in conti disastrosi, ben diversi da quelli illustrati dal professore specializzato in crack finanziari che De Angelis, al terzo mandato, aveva chiamato al capezzale per provare a salvare ciò che non era possibile. E cercando di mandare via, troppo tardi, Renato Marconi che Bruschini gli prometteva che avrebbe cacciato (“parola d’onore”, disse in consiglio comunale) ma con il quale intanto firmava la Road map…. De Angelis non viveva sulla luna, era consigliere comunale.

Detto questo, l’addio della Marzoli impone l’obbligo di decidere. La Capo d’Anzio ha i conti in rosso, debiti a non finire, non è “bancabile” (e non da oggi) e si appresta a essere liquidata. Ha un solo patrimonio: la concessione demaniale. E intorno a questa, se ci fosse una politica che ha a cuore i problemi e non solo i voti da prendere alle europee in vista delle amministrative del 2025, si deve fare quadrato.

Se si liquida semplicemente la società, Marconi – che ha le sue quote affidate a un custode giudiziario – può fare la voce grossa e dire che vuole ricapitalizzare. La via d’uscita, istituzionale e pubblica, era e resta quella di inglobare Anzio nell’autorità portuale del Lazio. Con la concessione (il valore da portare nell’autorità) e tutti i suoi debiti, molti dei quali con la Regione Lazio per canoni non pagati, escavo del canale di accesso e compagnia. Per farlo occorre che dal presidente Francesco Rocca al capogruppo Pd Daniele Leodori, passando per tutti i consiglieri di riferimento che ci sono sul territorio dall’una e dall’altra parte (abbiamo anche uno eletto qui, Capolei), e con la spinta della Commissione straordinaria che guida Anzio dopo lo scioglimento, si decida di sedersi e trovare una soluzione condivisa.

Per entrare nell’autorità portuale servono atti concreti, delibere, forse addirittura la modifica di una legge regionale, ma è ormai l’unica via da provare a percorrere. Il tempo delle interrogazioni e delle responsabilità da individuare – che sono chiarissime, d’altra parte – è finito. L’autorità portuale è una soluzione – pubblica – per restituire ad Anzio un porto degno di tale nome, non faraonico (quello è stata una chimera) ma attrezzato e praticabile. La politica – che dovrebbe avere una visione e indicare soluzioni percorribili – farebbe questo. La politichetta, invece, ci ha portato allo sfascio della Capo d’Anzio e alla disastrosa situazione attuale.

Per approfondimenti

2 pensieri su “Porto, se fosse la volta buona per una soluzione pubblica condivisa

Lascia un commento