
Domani, 9 giugno 2023, è in programma il processo ai vertici della Capo d’Anzio accusati di avere “taroccato” i bilanci del 2018 e 2019. Gli imputati hanno scelto il rito abbreviato. Com’è noto il Comune, parte lesa, e la stessa società (idem) non si sono costituiti parte civile. Nei giorni scorsi gli ex consiglieri del Movimento cinque stelle hanno reso noto attraverso un comunicato il motivo per il quale la Commissione straordinaria che guida la città non si è costituita.
Eravamo abituati a febbri dei revisori, guasti informatici puntualissimi, ci mancavano i documenti non rinvenuti. Perché il “segreto di Stato” era stato già usato (parere di Cancrini sulla cessione delle quote del porto) e pure “uno dei tanti documenti che mi capita di non vedere”, come Bruschini disse quando era arrivato il parere che dichiarava Placidi incompatibile. I documenti mai arrivati, no. Questa storia è nuova e ha dell’inverosimile. Ci perdoneranno i commissari straordinari, ma saperlo il 22 marzo – alla vigilia dell’udienza prevista il 24 – e da Marinedi (che invece si è costituita) anziché dagli uffici comunali, è di una gravità inaudita. A meno che non si dimostri che Procura e Tribunale di Velletri abbiano “dimenticato” di notificare alle parti lese gli sviluppi della vicenda. Suvvia! Oggi si fa via posta elettronica certificata, ma se così fosse sarebbe ancora più grave.
Nemmeno regge la storia dell’avvocato contattato per le vie brevi – e in Comune c’è un elenco specifico di legali di fiducia – che avrebbe detto “no grazie” perché i tempi erano strettissimi. Anche uno studente alle prime armi con la procedura penale sa che ottenuto il mandato a ridosso della scadenza, spiegando l’accaduto, può chiedere un breve rinvio al Tribunale. Tutto questo non è accaduto e ferma restando la buona fede di chi sta guidando la città, quella costituzione di parte civile non c’è stata e non ci sarà. Comunque, a modesto parere di chi scrive, quell’assenza sarà ingiustificata. E tralasciamo per carità di patria vicende di potenziali conflitti di interesse di chi rappresenterà le parti al processo.
I commissari perdoneranno, ma quando c’era la politica (il famoso “modello di amministrazione”) gli uffici erano soliti assecondare le volontà dei vertici dell’amministrazione. Non vorremmo che ci siano ancora influenze del genere, né osiamo pensare che questa vicenda arrivi a fare il paio con quella dei cartelli della bandiera blu 2013 che abbiamo pagato come debito fuori bilancio, senza che nessun atto li chiedesse e senza opporci al decreto ingiuntivo della società. Chi guidava Anzio, è noto. Quel “modello” è stato smascherato dalla commissione d’accesso e prima ancora dall’indagine “Tritone”. Basta con “signorsì” e dimenticanze, dalla guida dello Stato ci si attende, rispettosamente, altro.
Un pensiero su “Processo alla Capo d’Anzio, l’assenza ingiustificata del Comune”