Tra i cardinali che eleggeranno il nuovo Papa, dopo la morte dell’amato Francesco c’è anche Giuseppe Petrocchi. Come accade nelle migliori occasioni, per conoscersi e apprezzarsi occorre prima fare una discussione. Con lui, vescovo di Latina dal ’98 al 2013, andò proprio così.
C’era la Goodyear che chiudeva, la Cirio che se ne andava, il vescovo venuto da Ascoli Piceno – e al quale rubarono la bicicletta mentre era in Curia per la nomina che l’avrebbe portato in terra pontina – aveva preso una posizione netta.
Non solo era andato a celebrare messa tra gli operai – scena magistralmente ripresa nel film “Il posto dell’anima” – ma messo nero su bianco parole pesanti sugli industriali che dopo aver preso a mani basse dai territori, decidevano di andarsene senza preoccupazioni. O che mentre investivano su squadre di calcio, lasciavano gli operai a casa.
Lavoravo a “Latina Oggi” e come titolo di apertura scegliemmo “Vescovo contro gli industriali”. Non ricordo quanto durò la sua chiamata, so che a lungo cercò di spiegarmi – con il suo inconfondibile accento – che “un vescovo non può essere contro, può essere per” e io che ribattevo che mai, prima di allora, eravamo abituati a un pastore che dicesse le cose come stavano. Continuava a darmi del tu e io del lei, alla fine presi la palla al balzo e dissi “facciamo così, ci diamo del tu e ci mandiamo anche a quel paese, ma ora spero ci siamo chiariti”. Se ne uscì con una risata e da allora il nostro rapporto è stato sempre molto franco. Cercò di spiegarmi che la “chiesa più una” era la strada da seguire per la diocesi di Latina, Sezze, Priverno e Terracina ma francamente non mi applicai molto.
Ci siamo salutati quando andò via, destinato a L’Aquila, poi al suo ritorno per l’ordinazione episcopale di don Felice Accrocca, quindi per un convegno quando era già cardinale e lo accolsi dicendo “ricordati di me quando sarai Papa“. Rispose “Sei sempre il solito“. Pare abbia poche possibilità nel conclave, ma hai visto mai?
ps, a proposito di Papa Francesco, resta l’unico finora in grado di farmi tacere. Durante la sua visita al Messaggero l’8 dicembre 2018 stringendogli la mano non sono riuscito a dire una parola. Avrebbe meritato un “Sei grande”, ma penso sapesse già di esserlo e non ci volevo certo io…
