Baseball: sognavamo la Major, siamo una parrocchietta

Sognavamo la Major league, Nettuno nella franchigia dei Cleveland Indians e Bologna in quella dei Seattle Mariners, Rimini con i Pirates e Grosseto con i Red Sox. Gli Yankees avrebbero voluto Roma, gli Angels Milano…

Sognavamo l’Italian baseball league come “farm” per le squadre di grande lega, con giocatori chiamati nel corso della stagione a giocare negli Usa e altri mandati qui a portarci lo spettacolo di uno sport che ci appassiona e continua inesorabilmente a deluderci.

Sognavamo, appunto, quando si immaginava che veramente la Mlb investisse in Italia e trovasse terreno fertile. Dopo più di qualche anno di illusioni, dobbiamo prendere atto della realtà. Forse con consapevole ritardo, sicuramente con la certezza che sin dal primo momento non si è creduto – in primo luogo da parte delle società – nel progetto avviato dalla Fibs.

Baldanzoso? Avveniristico? Era forse l’unico in grado di dare al nostro sport una visibilità altrimenti insperata. Poi c’è stata la crisi, certo, diciamo pure che per anni si è “inseguito” un improbabile impianto a Roma e che qualche errore strategico la Federazione l’avrà commesso.

Ma poi è la “base” che è mancata, le società che sono rimaste indietro – con tutti i comprensibili problemi – che non hanno creduto (potuto/voluto credere?) al progetto.

E il sogno è svanito, insieme al fallimento di Grosseto, alla toccata e fuga in Ibl di società con scarsa o senza tradizione, a un livello del massimo campionato talmente sceso da rendere inguardabile più di qualche partita.

A una Nazionale nella quale giocatori di Major hanno creduto, dove si chiede di poter far parte del progetto portato avanti da Marco Mazzieri e dai suoi collaboratori, corrisponde un campionato che somiglia sempre più a “scapoli contro ammogliati”. Duole dirlo, ma nemmeno con 3 partite a settimana e quindi 54 l’anno una qualsiasi franchigia di Mlb si interessa al torneo, figuriamoci con 2…

A una Nazionale che per le sue vittorie – oriundi o meno, c’è scritto Italia… – ha guadagnato spazi impensabili sui media, c’è un campionato che fatica a trovar posto nelle brevi. Un torneo a malapena interregionale che avrà quest’anno l’ultima ciliegina: il derby di Nettuno. Ma per piacere…

Ecco, l’esempio che arriva dalla “città del baseball” dimostra quale consistenza ha la dirigenza di questo sport: si è preferito fare due mezze squadre pur di non trovare un accordo, continuando a scaricarsi responsabilità a vicenda.

Questo è il baseball italiano: una parrocchietta. Altro che Major league…  

Un pensiero su “Baseball: sognavamo la Major, siamo una parrocchietta

  1. Forse avrò letto male, comunque non penso che la colpa sia delle sole società. Piuttosto la colpa -ed è una mia opinione- è di chi organizza l’evento. La IBL non attira. Perché non attira? Perché non è un campionato competitivo (e da quest’anno sarà ancora peggio), stadi poco luminosi, orari di gioco improponibili ed una federazione a mio avviso vecchia e poco lungimirante. La MLB investe. Investe dappertutto. Ma non è una onlus, non fa beneficenza. Vuole garanzie. Garanzie che evidentemente non ha trovato qui da noi. Per dirla tutta in Svizzera, Olanda e Germania si costruiscono stadi con fondi stanziati dalla MLB. In Italia stiamo aspettando ancora (dal 2009) il ballpark a Fiumicino capace di ospitare una partita all’anno di MLB.
    La nazionale italiana ed il suo manager stanno facendo un lavoro egregio. Oriundi o no, come giustamente scrive, c’è scritto Italia ed è sul tetto Europeo da sempre. Abbiamo Alex Liddi che anche quest’anno lotta per un posto in MLB (e, facciamo gli scongiuri, probabilmente lo otterrà), Marten Gasparini (forse il miglior prospetto italiano) nell’organizzazione dei Kansas City Royals, Castagnini (primo italiano ad essere draftato da una organizzazione di MLB, i Baltimore Orioles) ed altri due o tre giovani nelle High school. Tutti prodotti dell’accademia di Tirrenia che è un vero gioiellino, tutti cresciuti nei vivai italiani. Quindi non son le squadre, secondo me, ad essere colpevoli.
    Io però resto fiducioso. Con una mano dal Governo e dal CONI, il movimento del baseball italiano potrà crescere. C’è bisogno di infrastrutture perché i giocatori ci sono.

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